Quando la persona più cara che hai muore, la tua sensibilità diventa bramosa di eventi quotidiani, seppur minimi, di cui nutrirti per rinforzare l’impalcatura della tua morale. Della favola. Una favola che, apprendi, non conosce solo lieto fino. Per questo, quando non molto tempo fa sono rimasto senza la mia seconda metà spirituale ho sentito la necessità dapprima di fare da baluardo di me stesso per reggere l’onda, poi di fare una bella ripetizione di vita vissuta per mettere punti fissi e poi di andare alla ricerca di cose che potessero restituirmi pensieri positivi e ricordi da non lasciare allo sgretolamento.

Per questo sono andato a dare un’occhiata, dopo tanto tempo, ai vinili e ai cd che stavano di là senza essere utilizzati. Tra Emerson, Lake & Palmer e sassofonisti vari tiro fuori questo cd di Lucio Dalla, in edizione greca. Si accende subito la lampadina e torno al 1999. “Autostrada” Atene – Patrasso, pieno agosto, 50 gradi centigradi. Eravamo di ritorno da un mese di ricerche (non mie) presso siti archeologici, biblioteche e colloqui studiosi d’epoca classica in Macedonia Occidentale, nord della Grecia, luoghi montuosi e impervi da sentirti isolato dal mondo e corpo estraneo nelle piccole e asserragliate  comunità locali. Atene rovente c’era sembrata bella e familiare, ma la voglia di casa, sebbene la Macedonia ci avesse misteriosamente incantati, ci stava logorando. Superato lo stretto di Corinto andiamo spediti verso Patrasso e la nave che ci riporterà a casa. Nella fiammeggiante calura non ci bastava neanche l’aria condizionata e per questo a un certo punto decidiamo di fermarci in una specie di autogrill. Qui consumiamo una nota bevanda a base di caffeina con la quale ci consegnano un gratta e vinci promozionale. Vinciamo, tra i vari cd a disposizione, questo DallAmeriCaruso e ce lo spariamo per tutto il resto del viaggio.

Tra tanta buona musica prog, jazz e cantautorale ero stato abituato fin da piccolo anche a Lucio Dalla. Quel cd ci rese meno fastidioso il rientro e segnò la parentesi di chiusura di quella fuga a/r dal mondo.

1986, New York, Village Gate, concerto per la consacrazione oltreoceano del cantante bolognese accompagnato, per l’occasione, dagli Stadio. 12 brani tra i classici di Dalla inframezzati da qualche battuta con il pubblico, tra italiano e inglese. L’interpretazione di Lucio è di livello ottimo, canta bene e non ne stecca una. Dagli Stadio c’era da aspettarsi di più. Si sono attenuti a una mera esecuzione dei pezzi senza osare mai e senza rendere vivo musicalmente un concerto dove Dalla non ha dimenticato di lesinare, invece, tanti “sciabidù sciubidù sciubiduà” e altri apprezzati virtuosismi vocali. Tastiere quasi mai calde, hanno raffreddato l’impatto dei brani senza rovinarli ma dandomi l’idea di un’occasione sfruttata male dalla band, non da Dalla.

L’occasione per cantare correndo veloci lungo quella terra spaccata da un mare meraviglioso era troppo ghiotta per lasciarcela sfuggire e così, scorazzando tra linee di verde, giallo ocra e blu, tra cartelloni pubblicitari di ogni genere di sigaretta, iniziamo a far ballare le ugole proprio con "Caruso", perfetta esecuzione (inedito del cd) del superclassico globalizzato dalliano, da brividi quasi patriottici nella sua versione madre e dal sapore di pizza, per due italiani bruciati dal sole e per troppo tempo abbandonati a olive, capretti e formaggi di tradizione millenaria, in una vita rupestre bella per qualche giorno ma non di più. Sul “Te voglio bene assaje” guidato da un Dalla magnifico, le nostre labbra sono a forma di “O” e i nostri indici sono puntati di fronte, verso l’Italia, interpreti in questo caso noi, della media nazionale. "Balla Balla Ballerino" ci riporta un sorriso smarrito da qualche giorno tra i monti macedoni. C’è chi picchia sul volante e chi sul cruscotto, concedendoci licenze vocali sciabiduanti, e anticipando un po’ il testo, quasi a dimostrarci di avere una gran fretta di tornare banalmente nella terra dei fichi e dell’uva. Una nota. Qualche anno dopo io e la mia seconda metà spirituale abbiamo assistito ad un live di Dalla dove i brani 70 e 80 sono stati eseguiti sontuosamente e il suddetto pezzo proprio a livelli hard rock, con un chitarrista eccezionale. Ecco, qui non c’è tutta l’energia che invece ho ascoltato con le mie orecchie da un palco molto meno importante. Uhm.

Si va avanti con una patemica "Viaggi Organizzati" e una "Anna e Marco" un po’ tenuta colpevolmente a bada, che comunque è resa bellissima dalla scintillante voce di Dalla, autogestita da maestro cantante. "Tutta La Vita" è piacevole e fluttuante mentre "Se Io Fossi Un Angelo" suona un po’ troppo pop, anche se ripercorsa da tanta energia. Tra gli altri sei brani spicca rigorosamente "Futura" che, devo dire, è un pezzo di letteratura sul tema del concepimento, che davvero non ha eguali tagliando trasversalmente un’epoca, discipline diverse per l’analisi e un quotidiano di vita e di storia che si stava facendo. Geniale davvero, in tutte le salse.

Come live è promosso (con riserve per gli Stadio, ma nulla di personale), come ricordo meriterebbe il top. Patrasso che si allontanava con un senso di “ritorneremo”, Corfù che si avvicinava mentre sul ponte si parlava di ricordi vicinissimi, Brindisi all’orizzonte che ci faceva cantare lo stomaco le legherò per sempre a questo disco che restituisce intatta quella specifica umanità che credevo persa. Potere della musica. Recensione senza pretese.

Elenco tracce testi samples e video

01   Caruso (05:16)

Qui dove il mare luccica,
e tira forte il vento
su una vecchia terrazza
davanti al golfo di Surriento
un uomo abbraccia una ragazza,
dopo che aveva pianto
poi si schiarisce la voce,
e ricomincia il canto.

Te voglio bene assaje,
ma tanto tanto bene sai
è una catena ormai,
che scioglie il sangue dint' 'e 'vvene sai.

Vide le luci in mezzo al mare,
pensò alle notti là in America
ma erano solo le lampare
nella bianca scia di un'elica
sentì il dolore nella musica,
si alzò dal pianoforte
ma quando vide la luna uscire da una nuvola
gli sembrò più dolce anche la morte
guardò negli occhi la ragazza,
quelli occhi verdi come il mare
poi all'improvviso uscì una lacrima,
e lui credette di affogare

Te voglio bene assaje,
ma tanto tanto bene sai
è una catena ormai,
che scioglie il sangue dint' 'e 'vvene sai

Potenza della lirica,
dove ogni dramma è un falso
che con un po' di trucco e con la mimica
puoi diventare un altro
ma due occhi che ti guardano
così vicini e veri
ti fan scordare le parole,
confondono i pensieri
così diventa tutto piccolo,
anche le notti là in America
ti volti e vedi la tua vita
come la scia di un'elica
ma sì, è la vita che finisce,
ma lui non ci pensò poi tanto
anzi si sentiva già felice,
e ricominciò il suo canto

Te voglio bene assaje,
ma tanto tanto bene sai
è una catena ormai,
che scioglie il sangue dint' 'e 'vvene sai

02   Balla balla ballerino (05:55)

03   Viaggi organizzati (05:41)

04   Anna e Marco (05:16)

05   Tutta la vita (05:24)

06   Se io fossi un angelo (04:59)

07   Cara (06:35)

Cosa ho davanti, non riesco più a parlare
dimmi cosa ti piace, non riesco a capire, dove vorresti andare
vuoi andare a dormire.
Quanti capelli che hai, non si riesce a contare
sposta la bottiglia e lasciami guardare
se di tanti capelli, ci si può fidare.

Conosco un posto nel mio cuore
dove tira sempre il vento
per i tuoi pochi anni e per i miei che sono cento
non c'è niente da capire, basta sedersi ed ascoltare.
Perché ho scritto una canzone per ogni pentimento
e debbo stare attento a non cadere nel vino
o finir dentro ai tuoi occhi, se mi vieni più vicino.........

La notte ha il suo profumo e puoi cascarci dentro
che non ti vede nessuno
ma per uno come me, poveretto, che voleva prenderti per mano
e cascare dentro un letto.....
che pena...che nostalgia
non guardarti negli occhi e dirti un'altra bugia
A..Almeno non ti avessi incontrato
io che qui sto morendo e tu che mangi il gelato.

Tu corri dietro al vento e sembri una farfalla
e con quanto sentimento ti blocchi e guardi la mia spalla
se hai paura a andar lontano, puoi volarmi nella mano
ma so già cosa pensi, tu vorresti partire
come se andare lontano fosse uguale a morire
e non c'e' niente di strano ma non posso venire

Così come una farfalla ti sei alzata per scappare
ma ricorda che a quel muro ti avrei potuta inchiodare
se non fossi uscito fuori per provare anch'io a volare
e la notte cominciava a gelare la mia pelle
una notte madre che cercava di contare le sue stelle
io li sotto ero uno sputo e ho detto "OLE'" sono perduto.

La notte sta morendo
ed e' cretino cercare di fermare le lacrime ridendo
ma per uno come me l' ho gia detto
che voleva prenderti per mano e volare sopra un tetto.

Lontano si ferma un treno
ma che bella mattina, il cielo e' sereno
Buonanotte, anima mia
adesso spengo la luce e così sia

08   Washington (05:09)

Sto andando a Washington, ma a fare cosa non lo so
sono molto in alto, non vedo niente, non vedo un accidente da qui
Lei ha gli occhi a mandorla e una faccina piccola così
è con i suoi fratelli, piccolina come quelli
vuoi vedere la sua foto che ho qui con me
Ma cos'è che sta volando, lentamente si avvicina
Ogni piccolo movimento spara, prima che l'altro faccia lo stesso con te
ogni piccolo sentimento spara, è meglio non chiedersi niente
ma stavolta volgio vedere chi è...
Son partito da London City dove c'erano i Beatles e il rock & roll
ero una macchina negra ma adesso mi chiamano Zebra
da quando mi hanno messo le braccia di un bianco di nome John
vuoi andare a Washington ma cosa vai a fare laggiù
è solo un sasso, non si vede un casso
non è rimasto niente nemmeno lì
Chissà se mi sta ascoltando, è una bella mattina
chissà se anche lui sta pensando
eccolo lì che si avvicina
ogni piccolo movimento spara, prima che l'altro faccia lo stesso con te
ma qui non si muove niente, non è rimasto nessuno
siamo solo io e te...

09   4/3/1943 (04:51)

Dice che era un bell'uomo
e veniva, veniva dal mare...
parlava un'altra lingua...
però sapeva amare;

e quel giorno lui prese mia madre
sopra un bel prato..
l'ora più dolce
prima di essere ammazzato.

Così lei restò sola nella stanza,
la stanza sul porto,
con l'unico vestito
ogni giorno più corto,

e benché non sapesse il nome
e neppure il paese
m'aspetto' come un dono d'amore
fino dal primo mese.

Compiva sedici anni quel giorno
la mia mamma,
le strofe di taverna
le cantò a ninna nanna!

e stringendomi al petto che sapeva
sapeva di mare
giocava a far la donna
col bimbo da fasciare.

E forse fu per gioco,
o forse per amore
che mi volle chiamare
come nostro signore.

Della sua breve vita, il ricordo,
il ricordo più grosso
e' tutto in questo nome
che io mi porto addosso.

E ancora adesso che gioco a carte
e bevo vino
per la gente del porto
mi chiamo Gesù bambino.

E ancora adesso che gioco a carte
e bevo vino
per la gente del porto
mi chiamo Gesù bambino.

10   Futura (05:50)

Chissà chissà domani
su che cosa metteremo le mani
se si potrà contare ancora le onde del mare
e alzare la testa
non esser così seria, rimani
i russi, i russi gli americani
no lacrime non fermarti fino a domani
sarà stato forse un tuono
non mi meraviglio
è una notte di fuoco
dove sono le tue mani
nascerà e non avrà paura nostro figlio
e chissà come sarà lui domani
su quali strade camminerà
cosa avrà nelle sue mani.. le sue mani
si muoverà e potrà volare
nuoterà su una stella
come sei bella
e se è una femmina si chiamerà futura.
Il suo nome detto questa notte
mette già paura
sarà diversa bella come una stella
sarai tu in miniatura
ma non fermarti voglio ancora baciarti
chiudi i tuoi occhi non voltarti indietro
qui tutto il mondo sembra fatto di vetro
e sta cadendo a pezzi come un vecchio presepio.
Di più, muoviti più fretta di più, benedetta
più su, nel silenzio tra le nuvole, più su
che si arriva alla luna,si la luna
ma non è bella come te questa luna
è una sottana americana
Allora su mettendoci di fianco,più su
guida tu che sono stanco, più su
in mezzo ai razzi e a un batticuore, più su
son sicuro che c'e' il sole
ma che sole è un cappello di ghiaccio
questo sole è una catena di ferro
senza amore, amore, amore, amore.
Lento lento adesso batte più lento
ciao, come stai
il tuo cuore lo sento
i tuoi occhi così belli non li ho visti mai
ma adesso non voltarti
voglio ancora guardarti
non girare la testa
dove sono le tue mani
aspettiamo che ritorni la luce
di sentire una voce
aspettiamo senza avere paura, domani

11   Stella di mare (06:34)

12   L'anno che verrà (06:24)

L'Anno Che Verrà Lyrics by Lucio Dalla

Caro amico ti scrivo
così mi distraggo un po'
e siccome sei molto lontano
più forte ti scriverò.
Da quando sei partito
c'è una grossa novità
l'anno vecchio è finito ormai
ma qualcosa ancora qui non va.
Si esce poco la sera
compreso quando è festa
e c'è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra.
E si sta senza parlare per intere settimane
e a quelli che hanno niente da dire del tempo ne rimane.
Ma la televisione ha detto che il nuovo anno
porterà una trasformazione
e tutti quanti stiamo già aspettando.
Sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno
ogni Cristo scenderà dalla croce
e anche gli uccelli faranno ritorno.
Ci sarà da mangiare e luce tutto l'anno
anche i muti potranno parlare
mentre i sordi già lo fanno.
E si farà l'amore ognuno come gli va
anche i preti potranno sposarsi
ma soltanto a un a certa età.
E senza grandi disturbi qualcuno sparirà
saranno forse i troppi furbi
o i cretini di ogni età.
Vedi caro amico cosa ti scrivo e ti dico
e come sono contento di essere qui in questo momento.
Vedi caro amico cosa si deve inventare
per poter riderci sopra
e continuare a sperare.
E se quest'anno poi passasse in un istante
vedi amico mio come diventa importante
che in questo istante ci sia anch'io.
L'anno che sta arrivando tra un anno passerà
io mi sto preparando
è questa la novità.

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