Mai avrei pensato di postare una recensione su "Contestazione generale", film realizzato da Luigi Zampa ed uscito nelle sale italiane nel marzo 1970. Questo non per il motivo che si tratta di un'opera afferente alla categoria "1968 e dintorni" (già ho recensito pellicole di tale periodo), ma perché quanto da me visto recentemente sulla copia del DVD (editato nel 2006) prestatami da un amico cinefilo costituisce un lampante esempio di censura postuma gratuita ed ignobile. Non saprei come altro definire il film così editato che passa dagli originali 131 minuti a soli 97.

In origine la pellicola di Luigi Zampa, autore di conio neorealista con titoli di pungente analisi dei costumi italiani come "Il vigile" "Il medico della mutua" , poneva l'accento sul disorientamento provato dalla generazione adulta di mezza età verso la contestazione giovanile di fine anni '60. E quindi, fra scene di ordinarie agitazioni studentesche del tempo, si assiste alle vicissitudini di alcuni personaggi. Il primo di questi, un regista d' avanguardia reso da un istrionico e debordante Vittorio Gassman, propone un documentario sulla contestazione ad un gruppo di alti funzionari della RAI TV. I quali, perplessi per il carattere osé del filmato, prima tergiversano sul da farsi. Ma poi, appurato che il regista non è un raccomandato, decidono di non trasmettere quanto visionato (tipico esempio di censura sistemica... ).

Se il primo episodio dal titolo "La bomba alla televisione" può risultare un po 'graffiante (e non per nulla è quello soppresso nell' attuale versione della pellicola) lo stesso non si può dire del successivo in cui Nino Manfredi veste i panni del ragionier Beretta non solo contestato dal figlio universitario politicizzato, ma anche vessato da un direttore ignorante e reazionario (interpretato dall' attore Michel Simon) . Qui ci sarebbe stato spunto per criticare l'alienante condizione lavorativa in un contesto aziendale gerarchico, ma Zampa privilegia toni farseschi e grossolani a scapito della resa qualitativa dell'intero episodio.

Un po' meglio va nella parte successiva, i cui Alberto Sordi è un curato di campagna ingiustamente al centro di dicerie malevoli concernenti una sua infondata relazione clandestina con una donna nubile. Tutto ciò consente al personaggio di interrogarsi sulla condizione esistenziale dei preti cattolici legati ai voti di castità e povertà. Una situazione problematica ancora oggi invariata ed irrisolta.

Come giudicare pertanto quanto resta del film "Contestazione generale" che così ridotto non può essere valutato con le solite stellette? Dovrebbe essere acquisito, per principio, che qualsiasi opera artistica (bella brutta, discutibile che sia) vada mantenuta integra. Che ciò non sia in questo caso specifico è molto probabilmente dovuto alla presenza, in origine, dell'episodio "La bomba alla televisione" in cui gigioneggia da par suo Gassman (e beffa delle beffe citato nei titoli di coda del film così com'è attualmente). È così lampante la messa in berlina dell'istituzione RAI TV, tratteggiata come covo di raccomandati e zelanti servi del potere allora come oggi, che se ne deduce il fastidio provocato a qualche alto papavero radio televisivo. E quindi procedere ad una censura subdola, silente, nell'indifferenza generale, senza colpo ferire, dopo la morte nel 1991 del regista quasi dimenticato Luigi Zampa (fra l'altro zio dello scapestrato nipote Renato Curcio, terrorista delle BR) è stato un gioco da ragazzi. Reso ancor più facile dal fatto che in Italia sono troppe le persone smemorate e distratte verso la condizione della nostrana libertà di espressione artistica. Un'operazione improntata al tipico metodo del "troncare e sopire".

Proprio vero che, come osservava Giulio Andreotti, "a pensar male si fa peccato ma spesso si indovina..".

Carico i commenti... con calma