La penisola scandinava negli ultimi tempi ha dato un gran filo da torcere al (un tempo) sempre-verde Regno Unito nello sfornare i nuovi volti più interessanti del panorama musicale.

Chiaro: dalla nascita del "music business" come lo conosciamo oggi, i tre paesi di ghiaccio ne hanno sfornati di casi discografici, basti pensare agli ABBA, quartetto emblema della disco anni '70 di pura forgiatura svedese, al raffinato pop cool dei Roxette e i The Cardigans che tanto funzionava negli anni '90, senza pensare a volti arcinoti del rock quali i dimenticabili Europe, il discusso metal degli HIM, fino all'hard rock in costume dei Lordi e al pop/rock per ragazzine dei The Rasmus.

Chiaramente, però, coloro che "funzionarono" all'estero, oltre ai personaggi già citati, si contano sulle dita di una mano.

O almeno fino alla seconda metà dello scorso decennio, quando la discografia svedese, norvegiese e finlandese ha letteralmente spiccato il volo, spezzando ogni barriera, comprese quelle d'Oltreoceano: Robyn, Peter Bjorn & John, I'm From Barcelona, Avicii, Swedish House Mafia e Mando Diao sono solo alcuni tra i nomi che, attualmente, si stanno facendo valere all'interno delle classifiche internazionali, convincendo molto spesso anche il pubblico più esigente ed i critici più severi.

Ed è proprio in mezzo a questo turbine di novità che, nel 2008, una giovane svedese fece capolino, con un disco, "Youth Novels", passato, però, abbastanza in sordina al di fuori della madrepatria.

Fu con questo secondo capitolo, datato 2011, che il mondo si accorse di avere tra le mani un personaggio unico e particolarmente interessante.

Si chiama Lykke Li. Aveva 25 anni allora, un personaggio affascinante - un viso pulito "macchiato" unicamente da un perenne sorrisetto beffardo - e una capacità compositiva dal punto di vista di suono e testi di alto livello.

Un massiccio uso di percussioni di ogni tipo, ritmi in perenne cambiamento, dai battiti selvaggi, quasi "giungleschi" del primo singolo estratto "Get Some", ai battiti di mani di "Jerome"e "Youth Knows No Pain", per concludere con ballate dal sottile gusto Dylanesco come "Unrequited Love" e "I Know Places".

Momento più alto, però, risulta senz'altro l'eccellente "I Follow Rivers", secondo acclamatissimo singolo, che l'ha resa un vero e proprio tormentone, con tanto di - non del tutto desiderabile - omaggio dalla serie tv americana "Glee" (vedere per credere). Da segnalare, sono anche le irresistibili "Sadness Is A Blessing" - nel cui video, in cui una Lykke Li sotto i fumi dell'alcool desta scalpore in un ristorante di alta classe, ha voluto fare un'apparizione l'attore pluripremiato Stellan Skarsgård, rivelatosi grande fan della cantante - e "Love Out Of Lust", in cui pare di udire un revival delle The Chordettes immersi in una giungla primitiva.

Un album memorabile, dunque, per una promessa che, seguendo questo percorso, dovrebbe metterci ancora molto tempo prima di affievolirsi.

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