Transistor Radio è un piccolo scrigno dove sono riposti tanti ricordi passati.
Foto ingiallite, ritagli di giornale, l'odore intenso del latte bruciato, l'umidità della cantina, il sole bollente dei pomeriggi d'ozio estivo, le scorribande per nuovi sentieri sterrati.
Ci son momenti in cui la nostalgia prende il sopravvento, è difficile capirne il motivo eppure qualcosa sembra averci riportato al passato.
In quei momenti Matt Ward è lì che ci aspetta, il compagno ideale per scorrere indietro i pensieri lasciandosi cullare da melodie agresti e malinconiche.
Le sue canzoni sembrano esser state abbandonate per giorni sui bordi di un una strada ad impolverarsi, tra lunghe giornate di sole e interminabili piogge.
Ad accoglierci c'è una sorprendente cover strumentale di You still Believe In Me dei Beach Boys, preludio di un pomeriggio speso a raccontare storie passate dove sembra d'essere a un ritrovo di vecchi amici; Neil Young si avventura al grammofono con Devendra Banhart, Dylan duetta con gli Sparklehorse e i Calexico prestano i loro ritmi da frontiera a Howe Gelb, mentre John Parish e Vic Chesnutt aspettano il loro turno al bancone del saloon.
La voce di Matt è sempre calda e profonda, spesso sovrapposta in due voci, a volte si avventura in sghembi falsetti che colpiscono nella loro fragilità.
Il risultato è tutt'altro che caotico come potrebbe sembrare; le melodie scorrono lente e impolverate; la chitarra acustica, immancabile compagna di Matt, a volte si prende tutta la scena negli episodi più intimi e malinconici (Fuel For Fire e Here Comes The Sun Again), oppure si fa accompagnare da una steel guitar in Hi-Fi e Paul's Song, o da un piano come nell'incalzante Big Boat.
Quattordici scampoli acustici per chi oggi si sente particolarmente malinconico.
Carico i commenti... con calma