Dopo due anni di attesa sono finalmente riuscito ad impossessarmi del tanto acclamato e discusso "Malae artes", terzo album dei nazionali Macbeth, band milanese che in passato ci ha regalato due lavori piuttosto riusciti che rispondono al nome di "Romantic tragedy's crescendo" (1998) e "Vanitas" (2001). Lo voglio dire sin da subito: questo disco non mi è minimamente piaciuto. Non posso nemmeno dire che le mie orecchie l'abbiano lasciato scivolare via senza troppe difficoltà; anzi, ascoltare alcune di queste tracce è stata un'esperienza talmente traumatica che non augurerei nemmeno al mio peggior nemico... E il motivo di tutto questo è soltanto uno: si chiama Morena.

Molti sono i cambiamenti avvenuti negli ultimi anni... L'unico membro reduce dalla line-up originaria è infatti il buon Fabrizio, batterista e leader. Questo fattore non è certo da trascurare perché ha portato ad un radicale mutamento genetico alla base dello stile del gruppo; innanzitutto la tastiera non ricopre più l'importante ruolo di un tempo e questo è davvero un peccato in quanto la suddetta scelta contribuisce a discostare i Macbeth da quel filone del gothic metal italico da loro stessi dignitosamente creato. Aggiungete poi alla lista delle novità la quasi totale assenza di voci scream e l'inquietante presenza di spudorati inserimenti elettronici ("Nuda veritas" e "Miss murderess" sembrano brani da dancefloor pseudo-gotico) e capirete che ormai la band non ha quasi più nulla da spartire col genere musicale di un tempo (se escludiamo la conclusiva "Dead and gone" dove riecheggia il classico Macbeth-style di "Vanitas"). Tuttavia non voglio sostenere la presenza di velleità commerciali come in molti hanno fatto: la volontà di rimanere originali e distinguersi dalla massa è piuttosto tangibile e questo è in definitiva l'unico fattore che ha garantito al disco di riuscire almeno ad ottenere il voto che vedete qua sopra.

In ogni caso, al giorno d'oggi a predominare nel sound dei nostri sono le chitarre (i pregevoli riff e gli assoli di chiara matrice heavy sono rimasti il loro marchio di fabbrica); come scelta la trovo piuttosto azzeccata in quanto contribuisce ad ammodernare l'impatto ed enfatizzare la potenza dei singoli brani (ascoltatevi "Lifelong hope", il pezzo più riuscito del platter, e scatenatevi con l'headbanging più frenetico). Ma la dinamicità della sezione ritmica non è mai stata un problema per questi musicisti... E se le parti vocali fossero state affidate in toto al buon Andreas forse oggi non mi ritroverei a parlare di "Malae artes" in questi termini. Il cantante ha uno stile particolare e lodevole, ed è l'unico che, con un microfono in mano, riesce a dare il giusto piglio teatrale a brani di questa portata. Peccato che le parti femminili siano diventate piuttosto pedanti nell'attuale economia dei Macbeth. Avevo già sottolineato le grosse lacune presenti nel cantato della female singer Morena in sede di recensione dell'album antecedente, ed ora mi trovo amareggiato e costretto ad affermare che il miglioramento per lei auspicato non lo si scorge nemmeno da lontano. Voglio essere breve e conciso: se in alcune tracce di "Vanitas" la ragazza riusciva ancora a farsi ascoltare, in ognuna delle dieci canzoni di questo disco non sono proprio riuscito a reggerla. Ancora mi domando come sia potuto accadere tutto questo; non sarebbe stato meglio accantonare l'ormai abusata alternanza vocale ed affidare al più capace dei due vocalist l'intera gamma di stili?

Con questo amletico dubbio e l'increscioso ricordo delle mie orecchie che pregavano di non subire mai più un simile affronto, mi accingo a dire che "Malae artes" meriterebbe la fiducia di chiunque (i Macbeth sono tuttora una buona band), se non fosse per il suo unico ma mastodontico difetto: quello di vedere tra i propri artefici una delle peggiori cantanti della scena metal. Per quanto mi riguarda questo aspetto non è per niente trascurabile; molto spesso chiudo gli occhi e non sono certo il recensore più intransigente... Ma quando è troppo è troppo, la sopportazione ha un limite!

A costo di risultare antipatico a qualcuno, confesso di non vedere l'ora che Morena venga sostituita (ma vista la sua relazione con il sopraccitato leader fondatore dubito che ciò possa mai avvenire), anche perché la speranza di un miglioramento è completamente svanita nell'etere dopo avere ascoltato "Keep the secret", quella che poteva essere una bella ballata in grado di mettere d'accordo tutti e che invece rimane un insieme di innocenti note di piano sovrastate da un cantato davvero poco adatto a certe tonalità angeliche richieste dal genere.

Elenco e tracce

01   Nuda Veritas (01:43)

02   Lifelong Hope (05:14)

03   My Desdemona (05:30)

04   Miss Murderess (04:11)

05   How Can Heaven Love Me (03:10)

06   Good Mourning (04:08)

07   Henceforth (04:28)

08   Keep the Secret (03:58)

09   Down-Hearted (04:53)

10   Dead and Gone (05:20)

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Altre recensioni

Di  master444

 Miss Murderess è un brevissimo riassunto di questo lavoro: grande melodia, riff semplici, batteria genuina e suoni elettronici.

 Insomma un lavoro che non cambierà la storia del metal italiano ma che continua a mantenere vivi di luce propria questi Macbeth.