“So to her you’re nothing new, she’s cold as ice but you still thinks she’s hot, she’s got everything it takes to take everything you’ve got”Loretta Lynn

Perchè? Perché ripresentarsi da queste parti proponendo spazzatura della peggior specie come questa? Curiosità intellettuale mista a un pizzico di masochismo, in parte, noia, forse, ma questo è soprattutto una sfida con me stesso e una provocazione. Qui lo dico e non lo nego: sono sempre stato “curioso”, diciamo così, di ascoltare un prodotto di M. per intero, cercando di mettere da parte il profondo disgusto, su vari livelli, che mi ispira il personaggio. È quindi soprattutto per spirito investigativo che mi sono concesso il “piacere” di ascoltare “Bedtime Stories”, per vederci un po’ più chiaro, cercare di capire se il “fenomeno” si basi effettivamente su fondamenta quantomeno degne di analisi e magari anche di interesse. La risposta è, ovviamente, NO, NO, e ancora NO.

Perché “Bedtime Stories”? Non è uno dei suoi album più reclamizzati e gode generalmente di una buona fama, viene generalmente considerato un prodotto raffinato, e con velleità alternative. Già, le solite insulse, pretestuose, disgustosamente vuote velleità “Al-Theeer-Na-Thiiiv”. Avessi trovato qualcosa di significativamente apprezzabile nel prodotto in questione me lo sarei tenuto per me per ragioni di immagine, non ho problemi ad ammetterlo, così non è stato e sono molto più tranquillo, e in più nessuno potrà dire che non ci ho quantomeno provato.

Cos’è “Bedtime Stories?” Il nulla. Cosa rappresenta? Niente. Aggettivi adatti a descriverlo? Noioso, insulso, di per sé assolutamente irrilevante.

La voce fà pena, ma pena veramente: piatta, tragicamente inadatta a comunicare alcunché, buona giusto per vomitare qualche slogan rimasticato. Questo contribuisce in maniera decisiva a creare la peculiare sensazione di tedio, freddezza e lieve irritazione che accompagna l’ascoltatore nell’agonico viaggio attraverso le undici SONGS che compongono il prodotto.

Prodotto che è nient’altro che un banalissimo disco R’n’B di meta anni ’90 con qualche influenza elettronica. Il tutto suona annacquato, vacuo, del tutto privo di un vero e proprio carattere: non c’è nulla di vero, nulla di interessante, è tutta una colossale montatura. Levando tutto il “corollario” rimangono giusto i soliti slogan, “Human Nature”, passabile, “Survival”, squallidamente insulsa. “Take A Bow” è carina, ecco, questo lo ammetto, con un’interprete degna di tale nome sarebbe addirittura bella. Ascoltando “Sanctuary” o “Bedtime Story” (con quel pittoresco e del tutto inaspettato e imprevedibile ansimo simulato all’inizio) viene da chiedersi chi o cosa abbia cercato di impressionare la nostra cara M. Su chi ne è effettivamente rimasto impressionato preferirei non esprimermi, per una questione di signorilità. Tutto il resto oscilla pigramente tra il melenso e il gattamortesco, assolutamente nulla che valga la pena di menzionare e approfondire più attentamente. Zzzz… zzzz…. Svegliatemi quando finisce il disco … Sapete cosa vi dico? “X” di Kylie è leggermente più interessante di questo coso.

Cara la mia M, ora ti conosco un po’ meglio, e non sono impressionato, né in bene né in male. Ti chiamano regina del pop, ma non lo sei, non lo sei mai stata e mai lo sarai: non hai fascino, non hai carisma, non hai spessore, la tua “mistica” altro non è che propaganda ben oliata. Non sei regina e neppure vagamente nobile; una cafona arricchita, enormemente arricchita, questo sì, ma pur sempre cafona, e si sente, ooh, se si sente! Altra cosa, M, tu non sei nessuno e non rappresenti nessuno, non hai il peso, non hai la credibilità per fare da portavoce a chicchessia. Ti ho odiato tanto, cara M, ora non più: ascoltarti mi ha fatto capire che non ne vale la pena, la speranza è che un giorno tu possa venire dimenticata, relegata all’irrilevanza a cui appartieni. Addio, ti lascio qui, ingessata nella tua clownesca posa da Marylin fuori tempo massimo con tanto di percing trasgressssivo.

Sinceramente (mai) tuo,

Daniel T. Kid

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