Forse un pò sopravvalutati dalla critica, ma sicuramente troppo sottovalutati dal pubblico, i mancuniani Magazine, assieme agli Ultravox!, rappresentano uno dei gruppi di punta della primissima New Wave britannica. Assieme al gruppo guidato da John Foxx personificarono l'anello di congiunzione tra punk, art-rock anni 70 e "quello che di nuovo sarebbe venuto dopo", ma a differenza dei cugini scozzesi presentavano tratti pop e melodici più marcati.

Il motivo d'interesse di quest'album d'esordio più che nella composizione delle canzoni che risulta tutto sommato covenzionale, è nella brillantezza e originalità degli arrangiamenti; d'altronde la formazione era composta da elementi che lasceranno il segno: le tastiere anticipatrici del sinth-pop di Dave Formula, il personale basso di Barry Adamson (successivamente anche con i Bad Seeds) titolare da solista di alcuni album e colonne sonore piuttosto quotate dalla critica, ed infine John McGeogh (R.I.P. 2004) uno dei chitarristi che più hanno contribuito a creare lo stile "anni 80" per quanto riguarda il proprio strumento, lo ricordiamo soprattutto per il lavoro encomiabile svolto in tre dei migliori album di Siouxie & The Banshees. Anello debole della catena era invece la voce di Howard Devoto (ex Buzzcocks), nè potente nè duttile, anche se almeno aveva dalla sua humor e consapevolezza dei propri limiti. Il contributo maggiore di quest'ultimo fu piuttosto come autore dei testi: poetici, personali, riflessivi e spesso arguti.

A quasi trent'anni di distanza dalla pubblicazione, "Real Life" presenta alcune tracce che risentono dell'inesorabile passare del tempo come il singoletto di successo "Shot By Both Sides", chitarristico ed energico, che suona oggi un pò banale e prevedibile, oppure "Recoil", un pop punk sin troppo lineare salvato solo in corner dal finale "comico", o l'eccessivamente pomposa "Burst". Di contro ci sono invece altri brani che nonostante l'età si ascoltano ancora volentieri come l'iniziale "Definitive Gaze", con uno stralunato ritmo simil-reggae e la sognante apertura tastieristica melodica che gli subentra inaspettata, "My Tulpa", forte di un altro ritmo reggaeggiante con inserti chitarristici distortamente pop, l'ombrosa "Motorcade", con un giro di basso che deve essere stato sicuramente ascoltato da Simon Gallup dei Cure, "The Great Beautician In The Sky" che suona simpaticamente come un'orchestrina di paese disturbata ogni tanto dal synth, mentre la conclusiva "Parade" è una ballata romantica (anche se il testo va nella direzione opposta) che presenta lambiccati arrangiamenti di sax, piano e tastiera. Sul versante positivo buona anche la psicanalitica "The Lights Pours Out Of Me", coverizzata in seguito da Peter Murphy e dai Ministry.

Quasi completamente privo dell'oscurità e della depressione tipiche della New Wave inglese a venire, imbevuto di un certo umorismo stralunato che raramente sarà addottato dai dandy neoromantici, l'influenza di questo disco non è stata delle più grandi anche se personaggi come Momus e Tom Yorke hanno dichiarato di essersi ispirati a Devoto nel modo di scrivere i testi. Pur lontano dall'essere un capolavoro "Real Life" rimane un'interessante testimonianza dell'importante cambiamento in atto nella musica di quegli anni e merita di essere riascoltato.

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