Nel 1978 i Magma pubblicarono “Attahk”: il gruppo aveva già alle spalle alcuni capolavori come “Mekanïk Destruktïw Kommandöh” (1973), “Köhntarkösz” (1974), “Magma Live” (1975) e “Tristan et Iseult” (1974) attribuito questo al solo Christian Vander ma in realtà album essenziale della discografia “magmiana”. “Attahk” segue l’ottimo “Üdü Wüdü” ed è ingiustamente sottovalutato da qualcuno quando invece è una delle produzioni migliori dei Magma. Chi lo critica parla di disimpegno, di disco che strizza l’occhio al funky e al soul perdendo le caratteristiche cupe e marziali “Zeuhl” che erano il vero e proprio marchio di fabbrica del gruppo. E’ vero in effetti che la musica è meno tenebrosa e più accessibile del solito inglobando anche elementi di jazz, funky e il soul ma tutto questo non va assolutamente a discapito della qualità delle composizioni: come dimenticare che il mentore spirituale di Christian Vander è John Coltrane? Il fatto che il sound risulti meno fosco e più accessibile non significa certo un rilassamento e una maggiore commercialità. “Attahk” è anzi la conferma di un progetto progressivo nel vero senso del termine che riesce a rinnovarsi e a non rimanere uguale a se stesso. La splendida copertina è opera del mitico artista svizzero Hans Ruedi Giger (autore di altre icone del prog come “Brained Salad Surgery” di ELP). Per l’occasione la formazione rispetto al passato risulta rimaneggiata: non ci sono più i bassisti Jannick Top (autentico genio) e Bernard Paganotti ma viene reclutato un altro musicista eccezionale di questo strumento come Guy Delacroix: il suo lavoro risulta molto importante nell’economia del disco in quanto doppia letteralmente il suono del suo basso. Oltre a Christian Vander alla batteria e alle tastiere troviamo i fidati Stella Vander e Klaus Blasquiz (qui un po’ emarginato) con Lisa “Deluxe” Bois alle voci, Tony Russo e Jacques Bolognesi ai fiati e Benoit Widemann alle tastiere.

La prima traccia “The last Seven Minutes” è straordinaria: la performance di Vander alla batteria è incredibile, di una potenza devastante mentre le ambientazioni sono in puro stile Zeuhl con il basso in evidenza. La successiva “Spiritual (Negro Song)” è un Gospel in salsa Zeuhl: impossibile non lasciarsi coivolgere da queste sonorità trascinanti. In “Rinde” troviamo invece protagonista la voce di Stella Vander accompagnata dal pianoforte: un altro grande momento carico di epica Kobaiana. Con “Lirik Necronomicus Knat (In Which Our Heroes Ourgon And Gorgo Meet)” i Magma si dimostrano di nuovo geniali e sconvolti: le voci sono incredibili e sorprendenti, le linee di basso di Guy Delacroix sono spettacolari, decisamente il gruppo ha trovato il degno sostituto di Jannick Top. In “Maahnt (The Wizards Fight Vs The Devil” l’interplay fra gli strumenti è perfetto: la sezione ritmica di basso e batteria è potente e marziale, le tastiere sono spettrali, le voci sono davvero inquietanti e ultraterrene mentre gli ottoni donano al sound una magniloquenza trionfante. “Dondai (To An Eternal Love”) si caratterizza per atmosfere pià pacate: trova di nuovo spazio il pianoforte e ancora un bel basso pulsante. La conclusiva “Nono” è una delle mie composizioni preferite dei Magma: le tastiere sono grandi protagoniste, oscure e cupe come già ascoltato in “Üdü Wüdü”, il drumming di Vander è semplicemente perfetto così come il basso e le voci: un altro grande esempio di Zeuhl allo stato puro.

Attahkè un discone che conferma tutto il valore di questa band eccezionale che ha saputo protare il progressive verso vette mai raggiunte prima.

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