nessuna delle sue certezze valeva un capello di donna

D - Potrebbe essere una recensione su un brano musicale composto dal tastierista Richard Wright?

R - Potrebbe!

D - Potrebbe essere una recensione su un libro di Albert Camus?

R - Anche!

D - Potrebbe essere un altro editoriale sulle note?

R - Perché no?

D - Potrebbe essere tutto riconducibile ad un mito greco ( Σ ί σ υ φ ο ς ) ?

R - E cosa non lo è?

D - Potrebbe essere un pot-pourri di tutto questo ed altro?

R - Sì!

Ok, procediamo per ordine, ho appena terminato (ieri) di leggere sul mio kindle “Lo straniero” un classico dell'assurdo coevo del Il mito di Sisifo” dello stesso autore (scrittore, filosofo, saggista, drammaturgo ed attivista francese), nel retro di casa seduto su uno sgabello di plastica bianca mentre dal cielo plumbeo scendono minuscole gocce di pioggia intrisa di sabbia che in breve ricopre i vetri della mia panda color vainiglia e lo schermo del ebook reader di macchie biancastre che mi tocca ripulire ogni 5 minuti col palmo della destra.

Come sottofondo non ci starebbe male la suite di 13:28 “Sisyphus” inserita nell’album “Ummagumma” del ’69, dove il tastierista pinkfloydiano riprende il mito di Sisifo che spinge una roccia su una collina scoscesa nell'Ade, Sysyphus Part I è una sorta di introduzione, apre il disco portando subito le atmosfere su toni solenni, quasi funebri, ecco ***4 sono i cambiamenti del brano, che si mantiene su una rigida struttura ritmico/melodica, scandita da un martellamento di timpani, di 4/4 (i primi 12 secondi vedono la seguente successione in tonalità di Re minore: Re, Re#, Do, Re, La, La#, Sol, Do#, Re e nei successivi 12 secondi la tonalità cambia in Fa maggiore: Fa, Do, Re, La#, Do, Sol#, Sol, mentre da 0:24 a 0:36 si ripete la successione melodica dei primi 12 secondi per poi riprendere la tonalità in Fa maggiore fino a 0:50 e si dilunga in un crescendo di cembali tenendo inalterata l'ultima nota, il Sol, negli ultimi 18 secondi si riprende la prima serie in cui l’ultima nota, il Re, si allaccia alla composizione successiva, Sysyphus Part II) e per quanto riguarda le note, tralasciando Sysyphus Part II e Sysyphus Part III, segnalerei quella che si avvicina al breve romanzo “L'Étranger” (diviso in due parti da Albert Camus), proprio quella Sysyphus Part IV che proietta la seconda metà del brano dal lato più lucente ad un lato più oscuro, essendo da 4:24 sviluppata su degli accordi dissonanti di organo, ai quali vengono sovrapposte brevi scale cromatiche ascendenti a varie velocità e violenti accordi disarmonici di pianoforte, in un clima progressivamente più saturo ed estremo, mentre da 5:24 comincia a delinearsi nuovamente il tema principale di Sysyphus Part I (descritto prima) che si libera definitivamente dei rumorismi a 5:54, quando, in maniera più solenne e con il tempo più rallentato, si pone come tema finale.

***(ehm, devo ammettere che nonostante abbia studiacchiato in passato teoria e solfeggio per chitarra e nonostante l’editoriale “12 note” di ygmarchi2 non ho afferrato tutto della descrizione di “Sysyphus” trovata su wikipedia e qui sintetizzata)

E niente ma se vi capita leggetevillo sto libriccino e ascoltatevillo l’album dei Pink Floyd, per le note musicali e i miti greci fate un po’ Voi… ma sapevatelo che questo editoriale dovrebbe proseguire espletando la sua funzione nel descrivere almeno in parte sia il mito del figlio di Eolo che il breve romanzo concernente l’assurdo “Lo straniero”, sia la dinamica delle note con le proprie dissonanze che il pezzo in “Ummagumma” firmato dal compianto Richard Wright ma arbitrariamente terminerà adesso con una delle frasi che mi paiono meno emblematiche ma che nel dal libro mi han colpito restandomi impressa fino ad ora, scrive Camus descrivendo un prete non richiesto che irrompe nella sua cella e con cui si azzuffa: “Aveva l’aria così sicura, vero? Eppure nessuna delle sue certezze valeva un capello di donna.


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