Minoranze.

Voglio parlare di minoranze, di stupidi. Il mondo non è popolato da stupidi, come tanti credono o gli piace credere. È popolare, crea consenso parlare male degli stupidi, così, quando qualcuno discetta acutamente sulla loro dannosità, siamo soddisfatti. Si ride degli stupidi perché mica si parla di noi, noi non siamo stupidi, quindi non ci riguarda. Eppure se guardi alla questione con un po' di obiettività, devi considerare che diamo dello stupido agli ignoranti, agli zotici, ai maleducati, ma più spesso e con grande facilità, a chi ci sta sulle palle. Allora risulta chiaro che tutti siamo gli stupidi di qualcun altro. Gli stupidi veri, credo, sono quelli che non hanno opinioni personali ma solo certezze, quelli che si mettono in cattedra e sentono di avere il diritto di dirti come e perché si sta al mondo e, non bastasse, sanno con certezza anche dov'è il torto e dov'è la ragione, i poveracci che non conoscono i propri limiti condannandosi a una vita di sofferenza. L'unica vera forma di intelligenza è l'umiltà. Umiltà non intesa come essere remissivo o servile, bensì come virtù per la quale l'uomo riconosce i propri limiti, rifuggendo da ogni forma d'orgoglio, di superbia, o sopraffazione. Tutto considerato, stupidi e intelligenti, sono entrambi largamente in minoranza. È meglio così, meglio tendere a essere normali. Questo non è accontentarsi. Come diceva Lucio Dalla : l'impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale.


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