Capitalismo e conseguenze...

"Avere un iPhone è come avere la propria vita in una tasca..." diceva Steve Jobs in uno dei tanti show che organizzava davanti a migliaia di spettatori, per presentare i prodotti della Apple. Oggi a quasi dieci anni dalla sua morte, tante persone presenti ai suoi spettacoli, forse hanno cambiato idea, probabilmente non credono più d'avere la propria vita in tasca avendo un telefonino, molti hanno capito che siamo noi ad essere servitori degli apparati tecnici. Vivere in una tale condizione di dipendenza non è bello, nello stesso modo come non è bello avere disturbi dell'alimentazione, la sindrome da shopping compulsivo oppure quella chiamata "internet dipendenza". A proposito di Internet, ho trovato alcuni disturbi che non conosco, li riporto perché mi sembra interessante. Nomofobia, l'effetto Google, sindrome della "chiamata immaginaria", depressione da Facebook, cibercondria, cibermareo.

Il sogno di diventare ricchi ci accompagna da sempre, denaro significa potere e successo. Da un'intervista con Steve Jobs: "Valevo circa un milione di dollari quando avevo 23 anni e oltre dieci milioni di dollari quando avevo 24 anni e oltre cento milioni di dollari quando avevo 25 anni e... non era così importante - perché non l'ho mai fatto per i soldi..." Anche se conclude dicendo che l'ha fatto per altri scopi, quello che è interessante, secondo me, è che paragona se stesso a una montagna di soldi. Non dice che era una persona di valore perché dotato di solidi principi morali, quelli sono accessibili a tutti, basta che te l'insegnino, che li interiorizzi e ce l'hai. No, per far intendere che era una persona stimabile o comunque uno di livello, Jobs si compara al denaro, niente di sbagliato, non voglio demonizzare Steve Jobs, voglio rimarcare che era perfettamente integrato nel sistema. Il sistema capitalista: la dottrina economica basata sul profitto. Un organismo che si è messo in moto autonomamente un paio secoli fa, ed è tuttora la concezione di pensiero dominante. Nessuno l'ha inventato, il suo fine è soddisfare la domanda a costi inferiori e con minor mano d'opera. Il tutto per guadagnare soldi. Soldi, bramati ma anche odiati, sono, comunque la si voglia mettere, al centro della nostra vita, dell'azione di governo, di tutto ciò che è legato all'attività umana. Anche la frase "il tempo è denaro" la conoscono tutti, abbiamo sempre l'impressione che il tempo non sia abbastanza, nelle città si cammina veloci, il tempo sembra sfuggire, ci precipitiamo da un appuntamento all'altro, siamo sempre in ritardo e non riusciamo a fare niente con calma. Non possiamo neanche prendere esempio dai bambini guardandoli giocare, si capisce benissimo che non hanno nessuna cognizione del tempo, lo dimenticano o più verosimilmente non sanno cos'è. Nell'era del capitalismo e della crescita infinita, "il tempo è denaro" non è solo un detto, è la verità, anche il tempo è diventato un bene prezioso, per questo lo calcoliamo e cerchiamo di risparmiarlo.

Il contadino che lavora la terra conosce la fatica, ma si può anche fermare quando è stanco, a chi lavora in fabbrica, questo non è concesso, se non trova chi lo sostituisce, non può nemmeno permettersi di andare a fare la pipì. Oggi in alcune fabbriche, fare la pipì è vietato. Nel diciannovesimo secolo, la vita in campagna non era per niente agevole, gli agricoltori erano poveri, ma la loro vita si svolgeva secondo ritmi umani. La famiglia alla sera si riuniva al caldo della stalla. Le feste e le fiere erano, per l’intera comunità, un’occasione per consolidare i rapporti sociali. Viceversa, nelle fabbriche, le persone si riducevano ad essere un semplice ingranaggio, con tutte le conseguenze del caso, alienazione e depressione. In città, gli operai vivevano in condizioni disumane dentro orribili e sovraffollate baraccopoli. Nel 1800 la ricchezza accresceva per pochi, la povertà rimase invariata. Karl Marx e altri ci hanno scritto libri, ma cento anni dopo le cose erano cambiate notevolmente, soprattutto nel dopoguerra. Negli anni sessanta, settanta e anche dopo, si viveva bene, la medicina aveva fatto grandi progressi e tutti avevamo l'assistenza sanitaria gratuita. C'era la tv, la radio, le lavatrici, andavamo a fare il bagno in un mare ancora pulito, facevamo conoscenza in centri di aggregazione reali come la parrocchia, il bar, la sezione di partito, i vicini di casa non erano degli estranei e nessuno sentiva la mancanza dei telefonini e di internet. Ma il "progresso" non conosce soste e le imprese devono sempre continuare a vendere e noi dobbiamo consumare. Così le nostre case si sono riempite di cose inutili, la nostra vita è piena di cose inutili e il mare di rifiuti. Abbiamo continuato senza sosta ad estrarre carbone e petrolio per far funzionare gli apparati tecnici. Un ciclo senza fine, anzi, la fine sarà quando nel sottosuolo non ci sarà più niente da estrarre perché il mondo non è illimitato. Però, forse, anche molto prima, l'attività umana ha fatto sì che nell'atmosfera si siano accumulate enormi quantità di anidride carbonica e di metano, gli effetti si chiamano "cambiamenti climatici", se ne parla ogni giorno un po' di più . Nel 1997 tutti gli stati importanti firmarono il protocollo di Kyoto, ma gli USA responsabili del 36,2% delle emissioni, uscirono durante la presidenza di George W. Bush, sempre sui cambiamenti climatici nel 2015 seguì l'accordo di Parigi, però Donald Trump ha già detto di volersi ritirare. Si sanno le conseguenze, migliaia di scienziati l'hanno studiate e il 99% afferma che non sono una favoletta. Non possiamo fermarle. Non c'è modo. 😱😰


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