Storie che andrebbero raccontate (9) Bert Sommers Bert Sommer - And when it's over (1968)
Quando Bert sale sul palco di Woodstock ha alle spalle una breve militanza nei Left Banke (hai presente @[zig] ?), con cui era rimasto solo il tempo di pubblicare un oscuro 45 gg. ed un album "The Road To Travel".
"The Road To Travel" è un capolavoro di pop barocco e soffice cantautorato, lievi sfumature psych e quella naïveté che solo l'atmosfera dei '60 rende così struggente.
Bert ha una gran voce, duttile ed estesa, ed una notevole presenza scenica.
Ed ha talento, un talento vero.
Ma non è per quello che è stato chiamato ad esibirsi a Woodstock: non per il talento, la voce o quell'oscurissimo e misconosciuto piccolo capolavoro di "The Road To Travel". No, è stato chiamato per la sua partecipazione al musical "Hair". Unico quarto d'ora di gloria che le divinità della musica concederanno al nostro Bert. L'unica cosa che rimane, oggi, di lui è l'immagine dei suoi capelli ritratta sul cartellone originale del musical; solo i capelli, la faccia no (né tantomeno il nome).
Ma la sua performance lì a Woodstock è epocale, comincia con una dolcissima Jennifer (dedicata a Jennifer Warnes, futura signora Cohen e cantante straordinaria. Procuratevi, almeno, il suo "The Famous Blue Raincoat") e finisce con una trascinantissima "America" di Paul Simon che manda il pubblico in visibilio.
Abbandona il palco accompagnato da una standing ovation.
Sembrerebbe un perfetto trampolino di lancio per il suo secondo disco che sta per uscire.
Ed invece la sfiga ha ben altri progetti per lui...
Tutta la sua performance è tagliata fuori dal film (ed anche dal disco). Ufficialmente per problemi tecnici, invece la verità è che la causa fu una scelta commerciale della compagnia discografica: dato che Bert era impegnato in un'altra importante etichetta discografica (la Capitol), la Warners non voleva davvero promuovere quel loro artista così promettente.
Risultato: nessuno si ricorda di quel suo exploit, la Capitol lo silura (non ho mai saputo perché), il pur dignitoso (più che dignitoso) "Inside Bert Sommers" se lo comprano solo amici e parenti e non andrà meglio a "Bert Sommers", che il nostro incide in quello stesso 1970.
Perché? Perché quei tre dischi (ottimi ed almeno uno - il primo - un capolavoro) vanno così male?
Perché uno che aveva tutto per sfondare, compreso un bel faccino che non guasta mai, è completamente scomparso?
Per lui neanche un aura "di culto", una tardiva riscoperta, un passaparola sotterraneo. Proprio niente, sparito e basta.
Nel '77 ci proverà un'ultima volta con "Bert Sommers".
Poi più niente.
No, per la verità qualcosa c'è: nel 1990, a soli 41 anni, un'insufficienza respiratoria (insufficienza respiratoria per un cantante!) se lo porta via.
Qui siamo ben oltre la sfiga.....
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