5.Il ballo di San Vito
Credo ormai per quest'album non esistano più aggettivi. Dopo Camera a sud, Vinicio Capossela attraversa un periodo di buio totale che verrà esplicitato nel ballo di San Vito, dove rispetto al precedente c'è un'evoluzione spaventosa. I generi si ampliano ancora di più, si passa dalla taranta della title track al blues di Corvo torvo, dall'acustica Affondamento del Cinastic al tango (o meglio dire Tanco) del Murazzo, dalla ballata Pioggia di novembre al simil-reggae di Body guard. Ma ciò che balza subito all'occhio sono i testi, che scottano, che palesano in maniera quasi esplicita tutti i demoni che il cantautore ha accumulato nel 95 (Il ballo di San Vito su tutte quante). Il ballo di San Vito si può considerare come l'evoluzione definitiva del Vinicio anni 90, dove i generi si mischiano in maniera sapiente e mirabolante e dove i testi si fanno più riflessivi e vicini a quelli del Vinicio del ventunesimo secolo
Voto pignolo: 8 e mezzo
La gemma: Il ballo di San Vito (2018 Remaster)
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