- I Live di Telespalla n°14: Il rispetto per il pubblico -

Era diverso tempo che non andavo più a Salò, la strada me la ricordavo ma non avevo la benché minima idea di dove si trovasse il "Camillo". Per quanto ti possa servire Google Maps ti aiuta fino ad un certo punto. Morale? Decido di partire prima da casa, non si sa mai. Parcheggiata la macchina nei pressi dello stadio "Turina", luogo delle recenti imprese sportive della Feralpi Salò, comincia la mia passeggiata sul lungolago della località gardesana. Fatto di bar, karaoke improvvisati, piano-bar che suonano canzoni di Battiato e le prove della banda comunale. Un signore, piuttosto anziano, sbirciava alla finestra ma non credo sapesse che quella banda stava suonando la suite di "Atom Heart Mother" dei Pink Floyd. Io, che avevo riconosciuto il tema, ero rimasto stupefatto dalla cosa, decisamente emozionante in una piazzetta buia mentre a pochi metri di distanza brulicavano turisti che assaltavano bar e gelaterie. Il tempo tuttavia era tiranno: mi aspettava il concerto di "Maria Antonietta". In verità non è la prima volta che la vedo quest'anno ma è diventato un appuntamento irrinunciabile per me, ormai innamorato del suo modo di scrivere di cantare. Il "Camillo" è essenzialmente un bar che ogni tanto, accanto ai tavolini, monta due casse, un piccolo mixer, una pedana ed organizza qualche concerto. L'attesa del concerto si consumava presto tra una birra ed una chiacchierata con una vecchia amica, incontrata per caso, e durò più del previsto, almeno per lei che se ne lamentava. Io aspettavo come sempre, travolto dall'emozione e stordito dall'alcol, e non mi curavo dell'ora. Bisognava preoccuparsi di qualcos'altro: dell'impianto, il mix casse-mixer-pedana che citavo prima, che ben presto comincerà a fare le bizze. E' costretta a fermarsi dopo due canzoni, la terza verrà completata dopo dieci minuti tra gli applausi d'incitamento del pubblico che la invitava a non mollare. Sembra tenere ma l'illusione dura ben poco, altre 3-4 canzoni. Il cedimento stavolta è fatale: l'impianto muore definitivamente. Lo sguardo sconsolato di Letizia (il vero nome di "Maria Antonietta") la sconfitta più grande.

E' qui che scatta la magia, sospinta dall'amore: il moroso, Giovanni Imparato (cantante dei "Chewingum"), prova a mediare con i proprietari del "Camillo" per suonare dentro. L'unico punto disponibile è la saletta davanti alla porta del bagno. Si continua lì per quei pochi disposti a seguirli, nonostante tutto. Chitarra e voce, una candela per terra così da poter leggere la scaletta, niente microfoni o casse. Cercando di portare a termine comunque quel concerto. Nonostante il traffico delle persone che volevano andare al bagno o bere qualcosa al bancone lì vicino. Immaginatevi la scena: lei che deve spostarsi da una parte all'altra della stanza perché la gente deve passare, magari solo per ciarlare. Una tenacia straordinaria, un rispetto del pubblico che m'era capitato di vedere una volta sola. Molti altri avrebbero preso e mandato affanculo tutti. Non solo si ricomincia ma lo si fa con una sorpresa straordinaria: Giovanni Imparato imbraccia la chitarra per cantare assieme alla sua donna. In quel contesto paradossale ha il sapore del miracolo, forse in senso mistico forse in senso prosaico. Sicuramente un momento emozionante, una perla rara. Assieme suonano un brano dei Chewingum, "Svastiche", ed una bellissima cover di "Senza un perché" di Nada. Dopo questo momento Giovanni rimette, con grande amore, la chitarra nelle mani della sua donna e resta lì, con noi, a cantare e guardarla. Il concerto può continuare e finire, nonostante gli schiamazzi finali di un gruppo di giovinastri, con lei che si chiude a riccio con noi per contrastare quei cori bercianti.

Ero partito da Brescia con l'intenzione di vedere un semplice set acustico ed invece è stato un concerto memorabile, dove l'artista e il pubblico hanno rotto lo iato e gli imprevisti per vivere assieme la musica. Credo che anche questo sia la musica: essere complici e amanti delle emozioni, convinti che la differenza tra chi sta sul palco e chi sta fuori è minima, se non assente. Il ritorno a casa è scandito da uno sguardo coinvolto, diverso. In cui una luna quasi piena ma senza stelle si affianca ad una statale che sfiora uno dopo l'altro paesi della provincia bresciana. Pensare che tutto questo è cominciato da un atto d'amore e tenacia fa gridare alla poesia. 

Grazie Letizia, grazie Giovanni. Anche della foto, sia ben chiaro. 

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