Prima recensione. E le prime righe dovrei dedicarle alle solite frasi fatte riguardo il personaggio Marilyn Manson. Ma me le, e ve le evito. Recensisco l'album e non il trucco o le chiappe di Brian Warner.

Il terzo (quarto se si include l'ep "Smells Like Children") è senza dubbio un lavoro che spiazza, sia i fan che i detrattori di Mr.Manson. Dalle atmosfere industrial e rabbiose di "Antichrist Superstar" si passa a una sorta di incrocio tra glam ed elettronica. Scelta coraggiosa questa del Reverendo, che poteva in assoluta tranquillità sfornare un AS-bis e accontentare tutti crogiolandosi nell'etichetta musicale conferitagli dal disco precedente.
E invece ci sono melodie davvero azzeccate (Great Big White World, Speed Of Pain e Coma White su tutte), pezzi da dance floor (Posthuman, New Model n.15) e pezzi tamarri ma semplicemente onesti (Rock is Dead, The Dope show, I Don't like the drugs...). Un disco che strizza l'occhio a David Bowie e allo stesso Manson. Si si, il marchio di fabbrica Manson si sente eccome ma ha sfumature diverse. E personalmente giudico queste sfumature assolutamente ben riuscite, al posto e al momento giusto (vedi(senti!) Fundamantally Loatshome).

Si può dire di tutto sul disco e sull'artista, ma non si può negare il coraggio. E il coraggio è ingrediente fondamentale dell'arte. Specialmente quando il tuo padre putativo, Trent Reznor, ti ripudia e devi sfornare l'album della consacrazione definitiva.
"Mechanical Animals" non sarà un capolavoro o una pietra miliare del rock, ma è un lavoro che merita rispetto. Perchè se sul booklet ci fosse stato scritto Tizio Caio il giudizio di molti sarebbe stato diverso.

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