Non ho mai negato di essere stato per un periodo vittima di quelle false dicerie che vedevano nel leader dei Marilyn Manson (all'anagrafe Brian Warner) l'incarnazione del demonio. Nel corso di questi ultimi due anni mi sono "risvegliato" e ho capito quanto i giornalisti fossero disinformati sulla band in questione, per nulla al mondo satanista al contrario di quelle sopravvalutate (a mio avviso, non odiatemi per questo) nullità dei Mayhem o di quell'ipocrita di Glen Benton. E mandando a quel paese i pregiudizi ho avuto modo di scoprire l'abbondante qualità contenuta nelle sonorità dei primi quattro lavori in studio usciti tra il 1994 e il 2001, prima della morte, sempre musicalmente parlando.

Scoperti dal genio vivente Trent Reznor, dopo il fenomenale esordio "Portrait Of An American Family" e il capolavoro "Antichrist Superstar" (indubbiamente uno dei dischi più belli degli anni '90), nel 1998 esce la loro seconda opera d'arte, "Mechanical Animals", secondo capitolo di una trilogia "a rovescio" (nel precedente c'era come protagonista "The Worm", qui c'è l'extraterrestre "Omega", per poi arrivare ad Adam Kadmon più avanti). Le sonorità sono sempre particolarmente pesanti, ma meno industriali rispetto al precedente album, e maggiormente tendenti al glam rock mescolato all'elettronica, quasi un omaggio ad Alice Cooper e ai T-Rex dei tempi d'oro con un pizzico di David Bowie.

Non c'è un pezzo maggiormente degno di nota, si sente che c'è parecchia carne al fuoco, ed è proprio questo che permette al cd di essere tra le cose migliori di Manson. Dai singoloni di lancio ("Rock Is Dead", "The Dope Show", "I Don't Like The Drugs (But The Drugs Like Me)", a mio avviso la migliore delle tre), all'intensità di "The Speed Of Pain", forse uno dei pezzi più acustici di mr. Warner, con un inedito Billy Corgan ai cori (non accreditato nel booklet), dalla follia "dansereccia" di "Posthuman" o "New Model No. 15", fino a "Great Big White World", il suo omaggio a questo mondo in preda alla decadenza, per non parlare poi della titletrack, o di "Dissociative". Ma va menzionata soprattutto "Coma White", quarto singolo, lamento energico che spazza via tutto, il modo migliore di ultimare il viaggio spaziale di questo fantascientifico "Omega".

I musicisti fanno tutti la loro porca figura. Oltre allo stesso Warner, che dimostra di avere una voce abbastanza graffiante, c'è il chitarrista Zim Zum (che suona in quasi tutte le canzoni, prima di lasciare il posto a John 5), il tastierista un po' schizofrenico (dagli strani -in positivo- modi di suonare, non lo è realmente per fortuna!) Madonna Wayne Gacy, fino ad arrivare al bizzarro Ginger Fish, batterista provetto, e a quel bassista con i contro-attributi che risponde al nome di Twiggy Ramirez, forse quello che, assieme a Trent, ha maggiormente dato di più al suono della band.

Concludo consigliandovi di ascoltare questo cd, perché secondo me Marilyn Manson aveva ancora qualcosa da dire, e in grande. Per poi scrivere il suo canto del cigno con l'ottimo "Holy Wood", ed in seguito vendersi ad una certa "pagliacciaggine". Però ora mi chiedo: il recente ritorno al basso di Twiggy, con il prossimo lavoro in uscita verso fine anno, riuscirà a rompere il muro senza uscita dove era rimasto il leader negli ultimi anni?

Ce lo dirà solo il tempo.

p.s.: sì, è la seconda recensione su questo lavoro (ce n'è una terza, ma è un racconto comico che mi fa morire dal ridere), ma non ho resistito alla voglia di farne una...

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