Tra le squadre che prenderanno parte alla prossima edizione della Coppa del Mondo (Sudafrica 2010) manca all'appello una delle più importanti Nazionali del panorama calcistico mondiale. La Russia.
La Nazionale sovietica, guidata dal guru olandese Guus Hiddink, è infatti stata eliminata agli spareggi dalla Slovenia dopo aver ottenuto il secondo posto nel proprio girone di qualificazione - dietro la Germania, ndr. Si sono così infranti i sogni e le ambizioni della squadra che aveva forse giocato il miglior calcio all'ultima edizione dei Campionati europei, e di un'intera Nazione che, a dispetto di quello che si potrebbe comunemente pensare, ha sempre masticato calcio.

Il giuoco del calcio nell'ex Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) è una cosa seria. Giocatori come i vari Jašin, Blochin, Bjelanov e Ševcenko hanno vinto il Pallone d'oro, prestigioso riconoscimento assegnato ogni anno dalla rivista francese France Football. Andrei Arshavin, russo di Leningrado (San Pietroburgo dopo la fasciopseudometallarizzazione dell'ex Unione Sovietica), gioca con i londinesi dell'Arsenal ed è oggi una delle più grandi stelle della Premier League.
Causa motivazioni di natura tecnica ed economica, il calcio russo - come quello ucraino d'altronde - attraversa una fase particolarmente felice. Tre delle ultime cinque edizioni della Coppa UEFA (oggi Europa League) hanno visto trionfare squadre sovietiche. Che pure si fanno rispettare in Champions League. Chiedere a Milano, zona San Siro, dove mercoledì (stasera, ndr) l'Internazionale si giocherà la qualificazione al turno successivo della Coppa contro i campioni di Russia del Rubin Kazan.
Non solo. In campo internazionale fanno testo i trionfi in Coppa delle Coppe della Dinamo di Tbilisi e della Dinamo Kiev di Valerij Lobanovs'kyj, squadra capace di vincere il trofeo per ben due volte e di aggiudicarsi anche una Supercoppa UEFA.

Sono proprio Dinamo Kiev e Dinamo Tbilisi le due squadre storicamente capaci, anche perché "espressione di orgoglio nazionale, del desiderio di differenziarsi in qualche modo dalla Russia", di rivaleggiare per popolarità e per successi conseguiti sul campo con lo Spartak Mosca, che, difatti, oltre ad essere il club più titolato della storia del calcio russo (12 volte campione dell'Unione Sovietica e 9 volte campione di Russia), è ancora oggi la squadra di calcio sovietica che gode di maggior seguito. Anche oltre i confini della Russia.

La storia delle origini dello Spartak Mosca, brillantemente ricostruita da Mario Alessandro Curletto (docente universitario di Lingua e Cultura Russa) in questo libretto di circa 150 pagine, affonda le sue radici in uno dei quartieri centrali di Mosca. La Presnja. Krasnaja Presnja (Presnja Rossa) dopo i moti rivoluzionari del 1905. E' qui che, grazie all'iniziativa di un gruppo di appassionati, nel 1922 nasce il MKS (Moskovovskij Kruzok Sporta, Circolo Moscovita dello Sport). Il club cambierà più volte denominazione fino al 1935, anno in cui, ispirandosi al romanzo storico "Spartaco" del garibaldino Raffaello Giovagnoli, assumerà la attuale denominazione di Spartak Mosca.
E' impossibile raccontare della storia dello Spartak di Mosca senza raccontare di Nikolaj Sarostin e dei suoi fratelli, Aleksandr Andrej e Pëtr. Tutti e quattro, nati e cresciuti alla Presnja, erano giocatori dello Spartak. In particolare, Nikolaj diventa negli anni figura di riferimento costante e fondamentale all'interno del club e del calcio russo tutto. A suo modo, il Valerij Lobanovs'kyj dello Spartak Mosca. Se escludiamo un periodo di pausa dovuto a cause di forza maggiore e indipendenti dalla sua volontà, Nikolaj Sarostin dedicherà tutta la sua vita allo Spartak. Dalla fondazione fino alla sua morte nel 1996.

A differenza di altri club storici della capitale, Dinamo e CDKA in testa, lo Spartak non era stato istituito dall'alto. Vantava una dirigenza costituita da sportivi. Non da militari. Anche per questo divenne immediatamente popolare e attirò un gran numero di atleti delle più svariate discipline. E qualche antipatia.
Stando alla ricostruzione di Curletto, Nikolaj Sarostin, i suoi fratelli e lo Spartak tutto erano invisi a Lavrentij Pavlovic Berija. Nato, come il "grande capo", in Georgia, costui non solo nel 1939 fu chiamato a presiedere il Commissariato del Popolo per gli Affari Interni (NKVD). Ma vantava anche mediocri trascorsi calcistici nelle fila di una selezione di Tbilisi e prese particolarmente a cuore le sorti della Dinamo, la "squadra della polizia".
Nikolaj Sarostin, con i suoi fratelli, viene condannato a dieci anni di lavori forzati con l'accusa di aver "pubblicamente elogiato lo sport borghese" e in tal modo aver "cercato di diffondere da noi - in Unione Sovietica, ndr - i costumi del mondo capitalistico". Come prova a sostegno di questa tesi fu ricordato l'uso - comunque noto ed autorizzato dalle istituzioni - dello Spartak di pagare ai suoi atleti di livello nazionale uno stipendio mensile di 80 rubli. Comincia così una storia che ha in parte dell'incredibile. Uchta, Chabarovsk, Komsomol'sk sull'Amur, Ul'janovsk (Simbirsk), Akmolinsk (Astana), Alma-Ata: sono queste le mete toccate da Nikolaj durante quella che lui stesso ebbe modo di definire come "vacanza decennale nei luoghi staliniani". Vacanza che, in verità, per Sarostin fu meno lunga e dura di quanto era ordinariamente previsto. Il suo nome era legato allo Spartak e questo gli garantiva una certa popolarità. Inoltre ogni comandante non vedeva l'ora di affidare la propria squadra al grande Nikolaj Sarostin. Anche nei gulag si giocava a calcio. E si gioca ancora, naturalmente. Proprio in un (ex) gulag, Noril'sk, è nato il piccolo Dmitri Torbinski, centrocampista del Lokomotiv Mosca e giustiziere degli olandesi agli ultimi Europei. A proposito, la sua storia si intreccia con quella dei Sarostin perché proprio a Noril'sk era stato spedito Andrej. Che, manco a dirlo, divenne poi allenatore della locale Dinamo.

Curletto ha incontrato Nikolaj Sarostin una sola volta. Nel 1990. Avrebbe voluto chiedergli di quella volta che lo Spartak aveva giocato nella Piazza Rossa al cospetto di Stalin in persona. Ma Sarostin aveva altro cui pensare. Lo Spartak giocava a Napoli. Coppa dei Campioni. La partita finirà zero a zero. Il Napoli perderà ai calci di rigore la gara di ritorno. Una partita passata alla storia per le tante polemiche riguardanti la condotta di Maradona e la sua esclusione dall'undici iniziale (subentrerà poi dalla panchina). Ad ogni modo, scrivo questa recensione dopo che lo CSKA di Mosca ha passato il turno di Coppa Campioni mandando a casa i tedeschi del Wolfsburg e i turchi del Besiktas, e la Juventus è stata strapazzata dal Bayern di Van Gaal. Quella volta a Mosca chissà come sarebbe andata a finire con un Maradona a regime e a tempo pieno. Ma oggi, al di là del risultato di Inter-Rubin Kazan, siete proprio sicuri che il calcio italiano sia tanto superiore a quello russo?

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