Ho lasciato le mie emozioni sedimentare qualche giorno, prima di affrontare questa recensione... l'ultima volta che vidi Marlene era il 1998, smisi di seguirne le orme perché non mi "riconoscevo" più in quella che era la nuova strada, non mi piacquero, a pelle, gli incubi implosi di "Ho Ucciso Paranoia" ed ancor meno apprezzai, in seguito, la morbida ricerca dei lavori successivi. Era un distacco doloroso ma inevitabile pensavo, avvenuto in maniera violenta... risentita, verso il più grande gruppo rock italiano, di sempre. Non capivo dove volessero andare o più semplicemente non mi piaceva, preferivo rimanere aggrappato ai ricordi di serate meravigliose in posti a volte improbabili, come la Festa della Birra di Arluno (piccolo comune dell'hinterland milanese) o come la prima volta alla sala Gorky a Bologna nel lontanissimo 1994 di "spalla" a Disciplinatha, appena uscita quella meraviglia di "Catartica"... quindi l'occasione per tornare ad uno dei miei più grandi amori era propizia e soprattutto lo dovevo ad Eugenia.

Il posto (Parco Gondar) è magico, una splendida pineta con alle spalle una magnifica struttura per concerti, l'organizzazione del Cube Festival un po' meno (circa due ore di ritardo sull'apertura...!!!!), ma l'attesa per fortuna è stata allietata dal camperista/cantautore Antonello Papagni e dal suo Girovago Tour. Una volta entrati Carlo Chicco intrattiene il pubblico con il suo dj-set, prima dell'esibizione elettro-funk del duo milanese Serpenti (che a mio avviso c'entrano poco con l'attesa di Marlene Kuntz... senza, con questo, voler nulla togliere alla loro performance). Finalmente il momento agoniato e temuto, in prossimità della mezzanotte, è arrivato. La nuova formazione a 5 elementi mi lascia un po' sbigottito, anche se poi il multi-strumentista Davide Amodeo frantuma ogni mia remora con una presenza scenica ed un impatto sonoro eccezionale, cosi come Luca Lagash Saporiti con il suo pulsante basso sostiene poderosamente tutta la struttura architettonica disegnata dalle chitarre di Cristiano e Riccardo, in perfetta sintonia con le pelli di Luca. Una bella formazione, compatta e coesa che procede in un'amalgama sonora cruda e lancinante... "sembra proprio che siano ripartiti da dove li avevo lasciati più di 10 anni fa" penso e la mistica del momento mi regala il trittico catartico "Festa Mesta", "Sonica" e "Nuotando Nell'Aria"... da mozzare il fiato...!!! Lo so, sono un inguaribile nostalgico, ed i (bei) tempi andati non possono tornare (ed è giusto che sia cosi), ma anche nei pezzi più recenti, vedo una certa rinascita della Fenice Sonica, che sublima nel duetto che Skin regala a noi (e forse anche a loro) per "La Canzone Che Scrivo Per Te" o nella magia di quella "Impressioni Di Settembre" che nel marasma sonoro finale, sembra calzare come un guanto di seta addosso allo scheletrico dimenarsi di Cristiano.

Non mancano momenti più intimi come "La Lire Di Narciso" o "Fingendo La Poesia", che irrobustiti dalla nuova formazione (mi) risultano meno inconcludenti, cosi come pezzi geniali quali "Uno", "Canzone Di Oggi" e "L'Odio Migliore" assumono i connotati di brani perfetti e (praticamente) senza tempo. Mano a mano che il concerto si dipana i miei nervi si distendono ed il sorriso mi si inebetisce gioioso sulla faccia, tanto da farmi commuovere nell'unico bis finale, che riservano ad uno dei loro pezzi più vecchi e "violenti", per cui lasciare il cemento sotto il palco dopo una sfibrante "Ape Regina" mi regala emozioni che credevo realmente perse nelle pieghe del tempo... il mio sempre volere un po' di più mi fa chiedere ad alta voce una "Lieve" durante l'applauso finale che provoca una smorfia sul viso di Cristiano ed un ghigno su quello di Riccardo, ma sinceramente non avrei potuto chiedere di più al mio rientro nel tempio sonico dei Marlene Kuntz, che nell'agosto 2009 confermano quella sensazione che sotto pelle mi accompagna dai lunghi ascolti "catartici" di tanti anni or sono... è loro il miglior rock italiano, di sempre. Peccato che il palco, subito dopo viene "invaso" da Motel Connection, per la gioia danzereccia di una larga parte del pubblico anche se non riesce minimamente a scalfire la gioia che mi sono dato... alle 03.00 il dj-set di Skin non è ancora iniziato e decidiamo di lasciare la pineta del Parco Gondar, Eugenia visibilmente felice ed io con una bellissima pace nel cuore.

Ho dovuto esorcizzare qualche demone recondito nei meandri più oscuri delle mie viscere... qualche altro l'ho dovuto abbattere in volo libero fra i neuroni del mio cervello... altri me li sono portati dietro, nella speranza che qualcosa li facesse fuori al mio posto. Me lo dovevo, dopo tanti (troppi) anni e soprattutto lo dovevo ad una persona speciale...

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