Dopo mesi di caldo torrido, il maestrale pensa bene di arrivare, finalmente, col suo carico di aria fresca. E va bene.

Ma ieri all’unico concerto a cui vado questa estate c’è freddo. E va bene.

L’organizzazione lascia a desiderare, non c’è una sedia e il posto è squallidino. E va bene.

Puntuale inizia il gruppo spalla e subito si capisce che i timpani soffriranno. E va bene.

Non voglio infierire ma dico solo che il migliore dei brani si intitola “Orchite”. E ho detto tutto. Ma va bene.

D’altra parte siamo lì per i Marlene.

E finalmente arrivano e ci riscaldano loro. Scorrono i brani. Il primo è “Trasudamerica”, uno dei miei preferiti.

Poi un rutilante susseguirsi di pezzi dei loro primi album: “Catartica” di cui celebrano il trentennale e che da il nome al loro tour, ma anche “Il Vile” e “Ho ucciso paranoia”. Non sto lì a farvi la scaletta ma sappiate che questi ragazzoni che hanno all’attivo 22 album e chissà quanti concerti suonano ancora con la grinta di trent’anni fa.

Il suono è sporco quanto basta, le distorsioni hanno il loro perché, la ritmica è avvolgente, impressionante, basso e batteria eccellenti, tastiere a condire e riempire e togliere e rimettere, le chitarre taglienti e precise e la voce di Godano che scandaglia i testi. Lui si agita come un’anguilla, salta e corre come se non ci fosse un domani.

Beh, un gran bel concerto, coinvolgente e apprezzato dal piccolo e sparuto popolo presente. Non so quanti fossimo, forse un migliaio, ma avercene concerti così.

Per inciso metà del popolo presente lavorava di smartphone sul gruppo, mentre l’altra metà chattava e selfava quando non sbirrazzava. Ascoltavamo in 10. #forse Scherzo #forse.

Dal Circolo Polare Fieristico è tutto. E va bene.

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