Le puntate precedenti qui non verranno trattate. Cercare altrove. Ripercorrere la storia, è un compito che lascio volentieri ad altri più preparati e volenterosi di me. Ma l'epilogo del racconto è comunque prevedibile in direzione di due bivi alternativi e antitetici: a) hanno fatto 3 dischi e ora non hanno più niente da dire b) hanno percorso altre strade con dignità.

In quest'ultimo lavoro Godano e soci non lasciano nulla al caso: produzione mai invadente ed una cura per gli arrangiamenti quasi maniacale con suoni delicati e raffinati, che vedono anche la collaborazione di Davide Arneodo che cura tastiere e violino.
Non ci sono più i pugni duri sbattuti con forza sul muro di "Catartica" sebbene gli slanci sonici di "Senza rete" miglior episodio del lotto e l'elettricità contagiosa de "Il genio (L'importanza di essere Oscar Wilde)" con quel suo inziale di giro di basso che mi riporta ad una celebre canzone grunge riportino le lancette indietro di quasi vent'anni.

Ma le linee melodiche tratteggiate dal leader non deludono da "Su quelle sponde" a "Catastrofe" racconto toccante di "come si può perdere facilmente tutto compresa la dignità" in cui Godano veste i panni di uno storytellers dando voce ad un clochard passando per il singolo "Solstizio" che a dispetto della trovata luce da parte della band dal testo fa emergere un Godano oscuro ed inquieto ("...e non c'è, ombra non c'è, oscurità che giustifichi quel che accade a me...")

E' la donna il centro focale, il falò intorno a cui gira tutto. La donna vista come musa (la title-track, una sorta di auspicio propiziatorio), la donna come meta di conquista (il rock fumoso de "La seduzione"), la donna portatrice di memoria e poesia nella Russia di Stalin ("Osja, amore mio") e infine la figura femminile sopraffatta ("Adele").

Sarebbe intellettualmente ipocrita liquidare "Nella Tua Luce" come lavoro privo di nerbo pronto per qualche famoso palco borghese di metà inverno, con un disco che tolto il singolone rock si apre poco in termini di spendibilità per il pubblico delle grandi occasioni, invece qualche ascolto in più aiuterà a coglierne le sfumature, a prescindere del giudizio più o meno benevolo che gli si voglia dare in seguito.

I pugni sono rimasti ma non si infrangono più un su muro di cemento, ma vanno a posarsi su un notturno e suggestivo oceano con onde di velluto apparentemente lente e sopite, ma con il vento e la pioggia in agguato pronte a trasformarlo in tempesta.

Voto: 7

 

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