La fortuna di aver fatto le fortune del rap italiano è una cosa che, fortunatamente, capita solo a pochi sventurati. Marracash si chiama Fabio Rizzo e se non ti è ancora venuto da ridere, un giorno ci incontreremo e ti stringerò la mano. Sta di fatto che, perculate o no, è lui l’unico volto credibile del rap italiano nato nei Duemila e figlio dei Novanta, nella misura in cui Jake La Furia è diventato Enzo Salvi e Guè Pequeno un Daddy Yankee da all you can eat milanese.

Fabio, ma chiamiamolo Marra, è ad oggi IL volto del rap italiano (la sfortuna di cui prima), partito dalle piazzette di Barona per arrivare, come il più classico dei Fabri Fibra, sulla poltrona di Daria Bignardi. A differenza del Firbroga, continuando a sputare rime su basi, Marra ha però ottenuto una credibilità che, a ottant’anni suonati, ancora gli permette di finire in copertina sulle riviste con indosso una giacca vellutata Prada e un pitone che pende dalle sue spalle. La sua è quell’immagine ghetto-chic, a metà tra il muretto e via Montenapolene, che tanto piace al milieu borghese-intellettuale perché lo fa sentire partecipe di qualcosa, qualcosa di basso, urbano, ma che comunque punta verso le comete che tagliano il cielo nelle notti promiscue. Lui, ovviamente, non si è mai sottratto a questo tipo di attenzioni e il risultato, inevitabilmente, è stato “Persona”, pubblicato tipo sei mesi fa.

Con le sue canzoncine argute che hanno i titoli degli organi del corpo, questo album è il Focus Junior del rap italiano, dove, nonostante una perfetta canzone di non-amore come “Crudelia”, la cosa che vorresti vedere più in fretta è la pagina finale con i giochi stupidi del tipo trova le seguenti parole nella griglia di lettere qui sopra, in barba a tutte le immagini di barbagianni giamaicani e nuovi pianeti a forma di cavatappi che trovi nelle pagine prima. Ascoltare questo album, con il suo profluvio di rapper, rapperini e rapperoni, a cui si aggiunge il Jovanotti 3.0 (cioè Cosmo), ha l’effetto di generare il più grosso magari la prossima volta che ora sto facendo altro dai tempi di quel brutto film di Virzì.

Il fatto, caro Marra, è che mentre ti credi Biggie, tu in realtà sei Severgnini. E quelle volte che ti credi Galimberti, beh, forse lo sei, ma la tua platea è composta da gente che si fa le pippe su Tik Tok, o in alternativa da chi trova che le pippe su Tik Tok abbiano un che di sociologico perché sono, a loro modo, "frutto dei nostri tempi”. Quindi, ecco, dai. Nella terra di mezzo, cioè la terra di tutti, in prima serata su Rai Uno, ecco a voi il king del rap.

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