Al di là di Travis Bickle, di Sam "Ace" Rothstein, di Jimmy Conway o di Michael Vronsky, Robert De Niro di commedie ne ha sempre fatte. Da una quindicina di anni suscita malumori e fa gridare al tradimento per essere caduto in miseri progetti come la serie di "Ti presento i miei", "Terapia e pallottole", "Stardust" (in realtà una grande incompiuta) fino all'ultimo scivolone di "Manuale d'amore 3", ma l'ex pupillo di Martin Scorsese con il filmetto leggero ci ha sempre avuto a che fare (ricordarsi "Non siamo angeli", "La notte e la città" o "Lo sbirro, il boss e la bionda" per citarne alcuni).

Prendete questo "Prima di mezzanotte" del 1988, non molto conosciuto, e si scoprirà ancora il tempo in cui Robert De Niro era monumentale pur recitando in una pellicola di basso spessore. Il ruolo da lui interpretato qui è quello di Jack Walsh, un ex poliziotto estromesso dal corpo di polizia di Chicago per non essersi fatto comprare dal boss Jimmy Serrano (Dennis Farina), un trafficante di droga che stava cercando di incastrare; Walsh ora vive a Los Angeles e rimedia soldi facendo il cacciatore di taglie per conto dell'agenzia di Eddy Mascone (Joe Pantoliano), il quale un giorno gli offre centomila dollari per trovare Jonathan Mardukas (un ottimo Charles Grodin), accusato di riciclaggio di denaro sporco, e portarglielo prima della mezzanotte di venerdì. Il lavoro in sè sembra essere una passeggiata, tant'è che Jack Walsh scova subito dove si nasconde il Duca (questo il soprannome con cui viene chiamato Mardukas), va a New York per catturarlo senza troppi problemi e si dirige dritto all'aeroporto per partire con il primo volo per Los Angeles, volo che in realtà non prenderanno mai a causa di una simulata aerofobia del prigioniero. Da qui iniziano le disavventure che porteranno un tenace Walsh ad accaparrarsi ogni mezzo di trasporto possibile per arrivare in tempo sulla West Coast, e durante il lungo viaggio il rapporto fra il carceriere e il prigioniero diverrà sempre più confidenziale, complice la natura buona e inoffensiva del Duca che si scoprirà essere collegato al boss di Chicago Serrano a cui sottrasse 15 milioni di dollari per poi darli in beneficenza. Non mancheranno ovviamente le complicazioni visto che oltre a Mascone sono in tanti ad essere interessati a Mandukas, primo fra tutti proprio Serrano che vorrebbe vendicarsi per il furto subito anni prima.

Martin Brest (futuro regista di "Scent Of A Woman" con Al Pacino) dirige qui un road movie esemplare mescolando azione, comicità e spunti moralistici ad un ritmo tenuto costantemente su livelli alti, aggiungendo sempre più filoni ad una trama che in realtà presenta tutti elementi già visti prima, ma li presenta in modo assolutamente brillante. Il film si basa infatti sul classico rapporto fra due persone dai caratteri contrastanti ma obbligati dalle circostanze a convivere e collaborare: Robert De Niro è il classico duro dal cuore tenero, istintivo, scorbutico, ingegnoso per disperazione, deluso e disilluso ma mai a corto di ironia mentre Charles Gordin è all'apparenza un pezzo di pane, un grosso orsacchiotto, dotato però di una parlantina che fa spesso saltare i nervi al suo compagno, ed è questa l'arma su cui punta per sperare di liberarsi dal proprio destino. L'azione è tanta e totalmente priva di violenza, l'ironia dello splendido (qui sì) protagonista domina ogni cosa e condisce dialoghi che paiono studiati sillaba per sillaba. E c'è anche spazio per una piccola parentesi sentimentale nel momento in cui i due fuggiaschi fanno visita all'ex famiglia di Walsh, mostrando ulteriormente la bontà del prigioniero e la tenerezza che il carceriere tiene nascosta sotto al giacca di pelle. Ci manchi, Bob.

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