Sono davvero affezionato a questo film, perché è il primo che vidi in lingua originale, ormai 12 anni fa.

Prima scena: un tipo con la riga tra i capelli e dei baffetti ridicoli. Sembra insignificante. Seconda scena: lo stesso tizio in macchina con il suo idolo Jerry: “Apprezzo molto i tuoi consigli Jerry, ma ho 34 anni…“. Nessun timore reverenziale per la star. Il tipo con i baffetti non è poi così insignificante.

Nelle prime due scene c’è tutto il film: un buffo ometto che non è così buffo come sembra. Il resto non sarà altro che un lento svelamento delle risorse nascoste del nostro simpatico amico.

Come qualcuno ha notato: questo è il contraltare di “Taxi Driver”.

Rupert e Travis: stessa bontà in fondo al cuore. Due cose li separano completamente: il contatto con la realtà e il modo di reagire ad essa. Travis è una persona intelligente che vive nel presente, spesso a contatto con il peggio. Tutto questo (eccessivo) contatto con la realtà, lo farà disperare, e non avendo una speranza nel futuro a cui aggrapparsi, arriverà ad odiare, rinnegando la sua natura buona. L’odio nasce sempre dalla disperazione.

Rupert, invece, è avvantaggiato dalla natura per la sua stupidità, che gli fa credere di essere un grande comico e lo fa vivere con un sogno in testa. Questo sogno tiene occupata la sua mente, e lo fa “vivere nel futuro” - pensando al giorno in cui diventerà una star.

Rupert è così sognatore che non perde mai davvero la speranza, e non odia Jerry nemmeno quando lo rapisce. Anche dopo averlo rapito, non smette di essere gentile con lui. Qualcosa in fondo all’anima gli dice che il futuro sarà positivo.

Poi il trionfo – quasi un premio per la sua speranza.

Un film assolutamente stupendo, che non viene (quasi) mai messo nell’albo d’oro dei capolavori di Scorsese, un geniale “elogio della stupidità”. Bisogna chiedere a De Niro e Scorsese, se questo elogio è sincero, o è ironico. Ma rimane geniale.

Fallimento al botteghino e anche tra gli “esperti”. Forse troppo paradossale, troppo ironico, o forse solo troppo “viva la semplicità d’animo” per essere apprezzato da certi critici attratti solo da personaggi contorti e tormentati. Ognuno trovi il suo motivo.

Secondo De Niro "wasn't so well received because it gave off an aura of something that people didn't want to look at or know”. Non ho mai capito a cosa si riferiva.

Eccellente la recitazione di Jerry Lewis – da brivido in lingua originale quando, appena rapito, parla delle “pressioni” che lo attanagliano e lo soffocano. Che peccato che un tale talento drammatico abbia dedicato quasi tutte le sue energie alla comicità.

De Niro è davvero magnifico nel delineare il personaggio, assolutamente unico nel suo genere. Non abbiamo il solito perdente disilluso, brillante e sarcastico. Qui abbiamo un perdente stupido e debole da una parte, ma, allo stesso tempo, sognatore e ottimista, gentile, intelligente (guardate la scena al tavolo in cui caratterizza perfettamente la donna e l’attrice Marylin Monroe) e sicuro di sé (vedi ad esempio la scena iniziale in macchina con Jerry). Uno splendido “pot-pourri” di opposti attributi caratteriali che stanno benissimo tra loro in questo tosto e intelligente bambino cresciuto. Sulla performance di De Niro, forse in un eccesso di entusiasmo alla Rupert, Scorsese ha detto: “In assoluto, la migliore interpretazione di Bob nei miei film”. (Cf. Friedman Lawrence S., The Films of Martin Scorsese, 1997).

Forse non la migliore interpretazione di Bob; per me la più sottilmente poliedrica.

Di certo, la più sottovalutata tra le sue più grandi: nemmeno una nomination all'Oscar.

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