I Live di Telespalla N°7

Scrivo questa recensione con ritardo catastrofico, in questo modo però decido di riaprire questa rubrica che avevo tenuto un attimo da parte e sarà arricchita a breve da nuovi spazi e nuovi concerti. Dopo questa introduzione passiamo al racconto vero e proprio.

I Massimo Volume rappresentano una delle esperienze musicali più importanti e suggestive degli anni '90, un gruppo che si è fatto notare per tanti elementi: l'assenza di una voce-cantata, i testi lirici e allucinanti di Mimì Clementi, la sopraffine chitarra di Egle Sommacal e, più in generale, un tappeto musicale molto crudo e diretto. Quattro dischi in pochi anni. "Club Privè", uscito al tramonto del terzo millennio, segnava la fine per tanti appassionati dell'epoca e una speranza vana per tutti quelli che li avrebbero scoperti dopo.

Il 2008 ha segnato una clamorosa e quasi insperata rinascita del gruppo bolognese e in autunno sono ritornati in Tour. Le prime esibizioni Live dopo la reunion privilegiavano soprattutto luoghi del centro-sud. L'esibizione di Borgosatollo ha rappresentato una grande occasione per il pubblico lombardo e quello del vicino Veneto. Persone accorse da una fascia da Milano a Vicenza lungo la A4 a rivedere una sorta di miracolo.
Personalmente m'incuriosiva ascoltare Live un gruppo che mi aveva appassionato nei dischi di studio e guardare in faccia uno come Clementi; leggere i suoi libri mi aveva folgorato. Ero rimasto sconvolto da quelle immagini devastanti della provincia italiana che lo avevano corroso e formato negli anni. Quando ascolti frasi come "Mi Sento Come il Soffitto di Una Chiesa Bombardata" non puoi restare indifferente o quantomeno dovrebbe essere così.

Quando vado a vedere qualcosa ho un bruttissimo vizio: arrivo sempre troppo presto per paura di ritardare e quindi mi tocca sempre aspettare un sacco di tempo. Sul volantino sono segnate le 21:30, alle 8 sono davanti al teatro e vedo uscire i componenti dei Massimo Volume dal teatro diretti a cena. Per passare il tempo mi reco in una pizzeria e butto qualcosa dentro lo stomaco. Alle 9 si acquista il biglietto (niente prevendita) e prendo posto, piano piano ci sarà il pienone. Aspettando che si spegnessero le luci e si partisse mi piaceva sentire le persone parlare e rivivere "i loro 20 anni", momenti in cui ci si passava "Lungo i Bordi" o "Catartica" e non si aveva paura ad imbracciare una chitarra e sperare di piombare a Seattle. Dentro di me, che quelle sensazioni non le aveva vissute, nasceva il senso di un profondo disagio.

Poi sono le luci a spegnersi, è Mimì ad "urlare", sono le chitarre e la batteria che lo accompagnano. Ad aprire tutto c'è "Atto Definitivo", subito dopo "Il Primo Dio". Due dei pezzi cardini della carriera dei Massimo Volume, quasi un segnale di personalità: una sfida determinata verso una critica che potrebbe storcere il naso davanti ad un ripensamento del genere. Andando avanti comprendi che la voglia di stare sul palco non l'hanno persa. Riescono ad essere emozionanti e diretti, è un fascino morboso che si crea per via di tanti elementi: gli assoli graffianti di Sommacal, il basso oscuro e la voce determinata di Clementi, la batteria potente di Vittoria Burattini, le luci violente e alternate. Il risultato è una violenza dell'anima la quale alla fine si sente rinfrancata. Andando avanti emergono le canzoni con i ricordi di Clementi ("Sul Viking Express", "La Notte dell'11 Ottobre") e i personaggi più famosi delle sue canzoni: prima Leo ("Fuoco Fatuo") e nel bis Alessandro e infine un terzetto ("Ronald, Thomas ed Io"); storie raccontate con una rabbia ed una grinta invidiabile. Di contro momenti strumentali di ottima fattura, emerge l'abilità di quattro ottimi musicisti (c'erano due chitarristi). E' Mancata "Inverno '85", un pochino mi è dispiaciuto.

Quando il concerto finisce e torno a casa la mia mente si ripassa quelle canzoni, quelle musiche, quei testi e cerca di farseli entrare nelle vene: sente la necessità di far provare alle sue viscere lo stato d'animo che gli era rimasto incollato sulla pelle. Sensazioni forti per una bella serata, come tante altre volte vissuta in solitaria

P.S. Dedico questa puntata agli Editors (anche perché sarà l'ultima volta che dovranno cercare una foto) e a BlechtRommel, spero te li sei goduti a Torino. Magari non avresti rivissuto certi momenti di chi ha quasi il doppio dei nostri anni ma li avresti fatti tuoi.

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