In un'epoca in cui ormai comprare un cd è, a seconda dei gusti, un gesto rivoluzionario, una cosetta radical chic o una fissazione da vecchi nostalgici, il supporto fisso è ormai diventato una specie di feticcio per pochi eletti. Lo tocchi, te lo rigiri tra le mani, lo scarti con attenzione, non si sa mai che graffi con le unghie la copertina del digipack, ti leggi fino all'ultima riga del libretto ("se no, scusate, 'sti 15 euro che li ho spesi a fare?"): è un rito, con i suoi tempi, che si compie e si ricompie con il tanto amato supportino di plastica che viene inghiottito dal lettore. Fine della messa, ci (ri)sentiamo per il prossimo ascolto. Giovani d'oggi, non capiranno un accidente di questa liturgia pagana tutta tua, che co' 'sto aipod cianno tremilacinquanta canzoni e manco ti saprebbero dire un titolo. "Pussa via, il cd è mio e lo gestisco io!".

Capite che in un contesto tale, in cui per un giovinetto collezionare dischi è ormai paragonabile all'elettrizzante fascino di collezionare pipe, anche per un artista, nonostante da decenni sulla scena, c'è da chiedersi se davvero ne valga la pena di continuare a fare dischi, se non è forse il caso di trovare qualche via alternativa, un po' come i Radiohead di qualche anno, del tipo "emmepitre aggratis per tutti e poi li mettiamo su cd qualche mese dopo", perché fare la gioia dei nostri feticisti di qui sopra da pace all'anima, ma il portafoglio piange, che qui di soldi non ce ne sono mica poi tanti, eh. Il mitico ciddì, quindi, diventa una specie di oggetto prezioso, un oggetto d'arte quasi, da produrre in un numero di limitatissimo di copie, da destinarsi ad un culto per pochi iniziati. Bene o male Mister Massimo Zamboni e la sua socia Angela Baraldi per questo disco avranno fatto più o meno un ragionamento del genere. Un album dal vivo dell'ultima tournée stampato in sole cinquecento copie numerate e autografate contenente il meglio del repertorio dei nostri: una litografia a tutti gli effetti, che se fosse stata in vinile quasi quasi la si poteva esporre nel salotto di casa. "Eh si, questo è uno Zamboni-Baraldi originale, cavissimo, voba d'avte contempovanea, ma che ne capiscono questi cafoni". Ecco, forse, molto forse, non proprio così, ma qualcosa che gli si avvicina.

Perché va detto che il dischetto in questione è una scoperta davvero piacevole, di quelle che lasciano il segno. Quella che poteva in un primo momento sembrare una scelta azzardata, ovvero affidare il canzoniere storico di CCCP e CSI ad una cantate/attrice, anche se con un lungo curriculum alle spalle, si rivela invece vincente. Non solo la Baraldi si dimostra all'altezza del ruolo, ma riesce a dare un'interpretazione propria dei brani, salvando anche il duo da quello che altrimenti sarebbe stato un impietoso paragone con i pezzi originali.

A risentire "Mi ami?", "Allarme", "Emilia paranoica" sembra quasi inconcepibile che brani del genere siano stati concepiti ormai venticinque e passa anni fa: un altro mondo, un'altra mentalità, un'altra Italia. E il fatto che  a distanza di così tanto tempo sia in studio che dal vivo risultino ancora così freschi e attuali, un esempio su tutti "Io sto bene", brano-simbolo del vuoto degli anni Ottanta, non fa altro che confermare, casomai ce ne fosse stato bisogno, come ai tempi la premiata ditta Zamboni-Ferretti ci avesse visto lungo. Interessanti, anche se forse un po' troppo "scarnificate", le riletture di "Cupe vampe", che meritava forse un'interpretazione un po' più entafica, e "Del mondo", mentre invece sono davvero da segnalare brani meno noti di Zamboni come "Nove ore" e "A ritroso", che avrebbero meritato ben altra fortuna.

In questi mesi in troppi stanno portando in giro il repertorio di CCCP e CSI? Forse si, ma è proprio difficile non parlare di semplici coincidenze. Puro tributo a sè stessi o voglia di ripartire da un'esperienza formante come quella degli Ottanta e Novanta per proporre qualcosa di nuovo? Vedremo nei prossimi mesi cosa succederà, per il momento "accontentiamoci" dello splendido tour e del cd

Scaletta:

Emilia paranoica

Da solo

Quando se non ora

Allarme

Del mondo

Nove ore

A ritroso

Mi ami?

Io sto bene

Cupe vampe

Annarella

Curami

M'importa 'na sega

 

Musicisti:

Angela Baraldi: voce

Massimo Zamboni: voce e chitarre

Cristiano Roversi: stick - basso

Erik Montanari: chitarre

Gigi Cavalli Cocchi: batteria

Carico i commenti... con calma