La centesima finestra.

3D (Robert del Naja) è rimasto solo, l’anima nera (Mushroom e Daddy G) si è persa per strada. È rimasta quella bianca, fredda ed elettronica.
Tutte le canzoni partono lente, oniriche, perse nello spazio, intro lunghissime poggiate su tappeti di tastiere delicate. "Future Proof” inizia con dei bleeps, parte un arpeggio di chitarra vera e poi 3D canta, nessun accenno di rap, canta proprio, con la voce glaciale persa negli effetti, fusa nella musica, che è freeform, minimale, strutture ripetute ad libitum. A volte un basso vero suonato in maniera quasi ambient, corde accarezzate. Un incubo spettrale. I vecchi Massive si riconoscono solo in qualche programmazione di drum machine.

L’ospite femminile principale questa volta è Sinead O’Connor, bella in “Special Cases”, ma in “Prayer For England” e “What Your Soul Sings” fa rimpiangere Liz Frazer e Tracey Thorn, la sua voce usa troppo estensivamente il vibrato, rimane un corpo estraneo, a volte irritante, lontana dalla maestosità della Frazer e dalla stanca nonchalance della Thorn.
Il vecchio Horace Andy canta in “Name Taken” ed è solo qui che si riconoscono subito i vecchi Massive, la voce di Horace Andy è inimitabile. Unica continuità col passato.

“Small Time Shot Away” è la nostra preferita e “Antistar” chiude il disco fatta di vuoto, loop minimali, scarni, delicati, che si ripetono nell’infinito dei 20 minuti di durata, non si sa dove aggrapparsi, non bisogna resisterle ma perdersi dentro, dove gli archi di “Unfinished Sympathy" si sono trasformati in melodie orientali, e qui è da ricordare la fiera opposizione di 3D, manifestata nel sito della band, alla prossima guerra all’Iraq: fusione di culture piuttosto che scontro.

Un lavoro strano che spiazzerà i fan di vecchia data, quelli più trip hop e dub, ma un lavoro bellissimo e sperimentale. Difficile.
Questa è la nuova via presa dai Massive Attack.

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