Hai la forfora? Temi la sua ricomparsa? Capelli secchi? Sfibrati? Tendenti alla caduta? Ma fregatene, cristo di un dio!!! E, invece di spendere tutti i tuoi risparmi su prodotti che non servono ad una cippa, fai una bella cosa: lascia crescere la barba, va. Ma non quella barbetta sexy e rassicurante che tanto piace alle gentil donzelle. Tantomeno quella posticcia e teatrale da hypster dandy esistenzialista tutto camicia abbottonata fino al collo, orecchino a cerchio, bomber di parka, pantaloni stretti, Dr Martens e capelli con ciuffo per metà rasati. Pelo ispido, signori. Incolto, antiestetico; niente balsamo quando lo idrati. Villo da omaccione delle caverne, da Nico Giraldi dei tempi che furono e riuscirai a combattere contro un orso a forza di rutti gusto salamella e a pescare a mani nude dalle rive del Rio Grande come i tipi di DMAX. Potrai decidere anche di metterti in tunica ai concerti come fossi un tuareg, con tanto di maschera da cervo in testa e sprigionare la grande bellezza saracena che è in te. Come fossi un cantore etnico d'inebriante misticismo orientale. Come un membro dei Master Musicians of Bukkake.

Eh si...nome fikissimo, gente. Da comedy band della peggior specie. Da Lars Ulrich in astinenza davanti al pc la domenica mattina con i kleenex a portata di rullante.

I MMoB si materializzano sul Debasio dall'ecumenica Seattle, con alle spalle l'allucinata trilogia Totem che tanti carboncini da narghilè aveva fatto consumare e riassumono drone, psichedelia, ambient, derive doom, tradizione americana e profumi dell'est in solo spartito, capitanati da quel mattacchione di Randall Dunn con a ruota altri 5 balordi provenienti da Earth, Grails, Burning Witch e altri cristi che non vi sto a spiegare. Il risultato è apocalittico e solenne: jam-rock sintetizzato e decorato con flauti, mellotron, campane e percussioni varie. Roba di nicchia, per pochi eletti se vogliamo, in una cerchia di individui che va dagli Slayer fino a Katy Perry (per ciò che concerne il bukkake).

''Far west'' odora un po' più di polvere ed un po' meno d'incenso. Profuma di giunonico abisso astrale, con un tocco più world e occidentale rispetto al passato, pur mantenendo un marcato alone malvagio che invece di condurci tra i prati in fiore ci fa sprofondare tra le catacombe putrescenti di qualche antico santuario venuto fuori dalla penna di Edgar Allan Poe. Due Batterie, due chitarre (di cui una a dodici corde), un attrezzato campionario di synth ci avvolgono più che tenerci in ostaggio allorchè le note di ''White Mountain Return'', opener dall'innegabile retrogusto pinkfloydiano, iniziano a tratteggiare indelebilmente i sentieri ipnotici del monte Shasta, vulcano californiano foriero di numerosi miti e leggende (di cui, adesso, potrei pure rendervi partecipi ma non lo farò, perchè so bene che non ve ne fregherebbe un mestolo eppoi c'ho il chapati che mi si sta bruciando sul fuocooooo...).

''Far west'' è merce occulta, sciamanica, quasi monastica (''The Cave of Light: Prima Materia'' e i suoi canti gregoriani). Qualcosa a metà strada tra una seduta spiritica indio-americana ed un rito nuziale pagano (''Gnomi''). C'è da rimanerci sotto, scuotendosi con furore bacchico tra stati mentali alterati, travolti dall'intensità di ''Arche'', con quel giro perpetuo e vibrante che pare apologia swansiana mista ad un sapore indefinito di distese progressive. Quasi come avere davanti i GY!BE con una quarantina d'archi in meno.

Chi cercava della pornografia in senso stretto rimarrà senz'altro deluso e questo, forse, è l'unico vero limite dei nostri. Tuttavia, alla fine della fiera, ci si può pure accontentare di questi 45 propiziatori minuti di epicismo mistico, giusti giusti per fantasticare cogli 80 euri in più in busta promessi da Dj Renzi mentre si copula amabilmente con graziose micette emancipate.

Sempre che la barba non vi ostacoli troppo nelle parti intime... 

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