Incredibile quanto un gruppo possa cambiare, evolversi e (re)inventarsi da un album a un altro. Certo, dal già recensito "Voices" del 2006 a questo "Stories And Alibis" del 2003 sono passati tre anni, nei quali sicuramente i Matchbook Romance avranno molto sperimentato, ma andando a ritroso nel tempo e analizzando questo loro debutto non si può che rivalutare alla grande il secondo (e per ora ultimo) loro disco. Non fraintendetemi, non siamo di fronte a un fallimento totale. E' solo che, avendo ascoltato e essendo rimasto piacevolmente colpito da "Voices" speravo di ritrovare gli stessi elementi nel debut della band americana... Speranza naufragata solo in parte, dal momento che ci sono pezzi dannatamente orecchiabili e intensi, ma mancano in molte parti le chitarre avvolgenti e stratificate, la voce modulata e quanto mai espressiva, le atmosfere tese e sottilmente inquietanti. Insomma, quel che abbiamo è un disco emo-punk, buono per il momento nel quale è uscito, ottimo nella sua interezza per una certa fetta di mercato (anche attuale), purtroppo però solo appena sufficiente per (credo) tantissimi altri ascoltatori.

La seconda traccia nonché title-track parte sparata e carica, aggressiva quanto basta e con un ritornello molto convincente. Ad essere sinceri in questa canzone si possono intuire certe sonorità che poi compariranno maggiormente sviluppate nel secondo disco, sia nelle strofe che nel finale tumultuoso, con un ottimo lavoro delle chitarre e della sezione ritmica.

Stesso discorso può essere fatto per la successiva "Playing For Keeps", dove compaiono per la prima volta dei bei cambi di tempo e delle tastiere a incorniciare quello che è un bel quadro emo/indie, nel quale il gruppo si dimostra abile nello spaziare tra diversi momenti musicali all'interno di una stessa composizione, mostrando buona capacità creativa.

Per trovare qualche altro bello spunto si deve saltare sino a "Tiger Lily", polpettone acustico che ha però un certo pathos melenso e malinconico. Si deve riconoscere che il brano sa giocare le sue carte, basandosi su liriche di facile presa e una voce finalmente molto espressiva e intensa.

Da citare poi l'ottava "My Eyes Burn", sicuramente uno dei pezzi meglio riusciti dell'opera, imperniata su chitarre ora più rocciose e taglienti, trascinante nelle sue strofe e soprattutto nel ritornello, forse uno dei pezzi tra i più belli nella (breve) discografia dei nostri.

Chiuderei il tutto con la conclusiva "The Greatest Fall (Of All Times)". Summa del pensiero musicale del gruppo, la traccia fa bella mostra di momenti puramente emo-core (le urla in accompagnamento al chorus e gli arpeggi di chitarra intensi, distesi e espressivi), uniti a sprazzi punk (nelle accelerazioni improvvise) e a un cantato al massimo della sua estensione e purezza. Tutto sommato un bel pezzo, capace di coinvolgere e sicuramente in grado di raccogliere consensi un po' ovunque.

Il disco purtroppo però è composto anche di canzoni che più "teen" non si può. In certi momenti sembra infatti di sentire la colonna sonora di certi film americani sulla vita collegiale o universitaria, e ciò magari può infastidire chi come me è abituato a un suono un po' più maturo e meno spensierato (se mi si passa il termine). Le schitarrate pop punk possono piacere, ma a una certa età, e comunque appartengono a mio avviso a un passato musicale già percorso da tantissime band e per questo già trito e ritrito. Vero è però che si tratta pur sempre del debutto di un gruppo le cui radici stanno proprio in questo genere di musica, dunque ancora più lodevoli sono le tracce da me menzionate. Inoltre, come ho già detto, si tratta di un disco uscito cinque anni fa, e di acqua sotto i ponti ne è passata (prova ne è il secondo album del gruppo).

A conti fatti è un lavoro da sei e mezzo: terribilmente infiacchito e addolcito da certe composizioni, ripreso in parte da altre di ben diversa e migliore caratura. Ripeto, non è assolutamente da scartare, ma se volete conoscere i Matchbook Romance più maturi vi consiglio l'ottimo "Voices", disco sicuramente di maggior impatto emotivo e sicuramente molto più vario e meglio realizzato.

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