...perchè quando si ascolta per tre giorni in macchina l’omonimo terzo lavoro di MAURO PELOSI del 1977, sale quella voglia di urlare al mondo che E’ UN ARTISTA DELLA MADONNA E CAGA IN TESTA A CHIUNQUE (chi ascolterà, capirà).
Al primo giro saltan fuori le canzoni più poppettine e leggerine dove la batteria radiofonica la fa da padrona (“Luna Park”, il primo singolo “Un lecca lecca d’oro”). Al secondo ritorna gelida e malinconica la sua voce drammatica, lo specchio della sua vita, tiro un sospiro di sollievo perché il Pelosi che conoscevo, quello per interderci de “La stagione per morire”, c’è ancora con tutte le sue fisime esistenziali e psicologiche. Al terzo m’innamoro delle fughe orchestrali progressive dal deciso sapore battistiano (“Ho fatto la cacca”), sigillo dei suoi sogni che vorrei non finissero mai. Nel quarto approfondisco i testi, entro piano piano nei suoi ricordi annebbiati dal presente e dai doveri dell’età adulta, apprezzo le “contro” tematiche omosessuali di “Claudio e Francesco”, quelle anti-familiari de “L’investimento”, quelle sociali di “Una casa piena di stracci”, quelle personali di “Ho trovato un posto per te” e “La bottiglia”. Al quinto continuo a godere, al sesto pure, al settimo forse sarebbe il caso di smettere, et cetera, et cetera…
Farei la cacca volentieri su questa recensione e su voi lettori (ma non sono così figo), farei la cacca su queste parole (ma son troppo importanti per far conoscere al mondo quest’autore), mi cagherei volentieri addosso (ma tengo famiglia e devo pensare al futuro).
Mauro Pelosi è un album, per gli amanti del genere, assolutamente da ascoltare. Mauro Pelosi è un cantautore che può far male. E quanti ne conosco che potrebbero godere di una frustata, di una sberla in faccia o di un pugno nello stomaco…
Fatevi avanti, non abbiate paura…
Carico i commenti... con calma