Il 1996 per l'Italia è stato un anno particolare. Da una parte c'era il ritorno dei grandi cantautori, con Fossati che sfornava uno dei suoi lavori migliori, "Macramé", De André che scriveva il suo canto del cigno, "Anime Salve", De Gregori con il buon "Prendere e Lasciare", e Battiato con l'ottimo "L'Imboscata". Da un'altra era nell'aria l'avvento delle nuove band della penisola specializzate in rock e non solo, grazie ad album come (tra i tanti) "Il Vile" dei Marlene Kuntz, "Linea Gotica" del Consorzio Suonatori Indipendenti e "Ust" degli Ustmamò.

E in mezzo chi c'era? Bella domanda.

In mezzo potrebbero essere collocati quei cantanti che hanno avuto modo di dire qualcosa, e di cui qualcuno ancora riesce a dire la sua al giorno d'oggi. C'era Gianluca Grignani, la cui "Fabbrica Di Plastica" può essere tranquillamente considerata il suo capolavoro, prima di iniziare (dal 1999 in poi) un declino dolorosissimo e caratterizzato da canzoni tendenti all'insulso e al becero, c'era Daniele Silvestri, che con il suo "Dado" riesce a fare il botto, sorprendendo ancora di più critica e pubblico; e, ultimo ma non ultimo, c'era Max Gazzé.

All'epoca bassista proprio del sopracitato Silvestri, proprio nel 1996 Max realizza una delle sue opere migliori, il suo esordio "Contro Un'Onda Del Mare".

Un disco che lo si può considerare un manifesto della parte più grezza di Gazzé (aspetto che lo stesso artista riproporrà in parte nell'ultimo album): testi a volte complicati ("Quel che fa paura", "Sul filo"), ma notevoli, e sonorità tendenti ad un rock duro ("Karbogha": "Croce di sangue sullo scudo, mano protesa per forte paura, mantello strappato dalla spada, custode del Santo Sepolcro"), intenso ("Il bagliore dato a questo sole": "Liberi di vivere, liberi di ascoltare le illusioni della mente e dell'anima..."), a volte quasi Soundgardeniano ("Gli anni senza un dio": "Vedi figlio mio, solo poi ti accorgerai che è meglio non capire le miserie strane che ho capito io, chiudi gli occhi, è solo un fulmine, che verrà il tuono e io non ci sarò..."), senza troppa voglia di strafare con il rischio di finire male. Non mancano brani un po' più pacati, come "Sirio è sparita", "Il viaggio di Luna" ("Troverò prima o poi...Terra mia?"), e la divertente "Sono pazzo di te" ("Come farò a guarire dalle tue bugie, se non hai mai capito che sono pazzo di te?"). Di quest'ultima è imperdibile il video, ormai introvabile, dove Max gira con una bambola gonfiabile!

Notevoli anche le quattro tracce denominate "Atmos", quasi delle mini-jam sessions (esclusa la quarta, denominata "Scherzo di un do minore", esperimento per archi elettronici ben riuscito).

Ma non scherza la devastante e grottesca "Terra", scritta a quattro mani con Lucio Morelli ("accendo la tv, sigaretta nella gola, vedo solo culi e sento voci stridenti"), la cui idea verrà ripresa dal nostro per "Nel verde", contenuta nel successivo "La Favola Di Adamo Ed Eva".

Il lavoro verrà apprezzato talmente tanto da essere pubblicizzato nientemeno che da Franco Battiato. Scelta coraggiosa e decisamente perfetta per uno come Max, artista al giorno d'oggi purtroppo non pienamente compreso dalla "parte grossa" della musica odierna, ma sicuramente dotato di tanto, tanto talento.

E quelli come noi se ne sono accorti da un po'.

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