Megadeth – So Far, So Good… So what! (1988)

Terzo album, prova del nove. Mascotte ben piazzata in copertina, immagine a impatto guerresco, pianeta terra sullo sfondo come a dire, “a te ci pensiamo dopo”. Tante cose successero poco prima di questo disco: Chris Poland e Gar Samuelson, rispettivamente chitarra e batteria, vennero licenziati. Al loro posto vennero ingaggiati Jeff Young, docente di chitarra con tanto di laurea, e Chuck Behler, tecnico della batteria di Samuelson. Scelta azzeccata? La domanda è mal posta. Scelta? Ancora non ci siamo. Mi spiego. Per sostituire i due membri originali al meglio, Mustaine ed Ellefson (rispettivamente Voce/chitarra e Basso/seconde voci) avrebbero probabilmente dovuto chiamare Allan Holdsworth e Terry Bozzio, dato che quello era il livello di Poland e Samuelson.

La magia dei primi due dischi, tra i massimi esempi di quanto il metal possa essere originale ed eterogeneo, è quasi del tutto scomparsa. I Megadeth con questo disco si riassestarono ma diventarono di fatto un’altra band. Certo, le doti compositive di Mustaine si facevano sempre piu’ sicure, ma è evidente che pur trovandoci davanti ad un altro ottimo capitolo per un gruppo che ha mosso i primi passi solo 4 anni prima, il risultato non regge il confronto col suo predecessore.

La raffinatezza dei primi due album qui non trova la giusta prosecuzione, e se nel recente passato il gruppo ci aveva sorpreso con brani elaborati, eclettici e memorabili, qui la musica si fa piu’ scarna, quasi punk rock. Per capire cosa avessero in mente Mustaine ed Ellefson quando licenziarono Poland e Samuelson invece di continuare fino ai giorni nostri con la stessa formazione dovremmo chiedere direttamente a loro. La caduta di tono del discorso musicale si evince nella scelta di registrare “Anarchy In The Uk” dei Sex Pistols, quando poco tempo prima il gruppo aveva stupito il mondo della musica con due bellissime rivisitazioni di “These Boots” di Nacy Sinatra e “I Ain’t Superstitious” di Willie Dixon. La produzione è impastata, anche se regge. Il disco, registrato al Music Grinder di Los Angeles, vide come produttore Paul Lani, che aveva già lavorato col gruppo su “Peace Sells”. Si narra che Mustaine licenzio’ Lani dopo averlo visto alle prime luci del mattino nutrire un cervo con una mela, mentre era ancora in mutande. A questo punto Michael Wagner fu ingaggiato per finire il lavoro, ma la situazione era al culmine della follia. Problemi personali, conflitti interni, e il manager che si era licenziato dopo la cacciata di Poland e Samuelson. La band arrivo’ al tracollo. Finito il tour di supporto del disco Mustaine si disintossico’ da sostanze varie, e poco prima fece anche Ellefson. Jeff Young venne licenziato per averci (si dice) provato con la compagna di Mustaine, e Chuck Behler perse il suo posto (pare) a causa di una passione smodata per la droga. Il gruppo si prenderà una brevissima pausa e poi ricomincierà col batterista Nick Menza, che era, ironia della sorte, il tecnico della batteria di Chuck Behler.

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