Megadeth – Youthanasia (1994)

Groove Metal.

Su questo disco se ne sono dette tante. “E’ morbido, è commerciale, è ridotto all’osso.” Per capire un disco come Youthanasia dobbiamo tener conto di tre cose: 1 - era il 1994 e la scena metal era ai minimi storici, in gran parte a causa del grunge. 2- Il thrash metal in particolare aveva dato alle stampe capolavori senza tempo per una decina d’anni, e cominciava a mostrare leggermente il fianco. 3 – I Megadeth avevano cambiato ben tre volte formazione, e finalmente il collettivo stava mostrando totale stabilità, situazione che influenzava in modo “democratico” il processo compositivo del gruppo. Dave Mustaine, come già nel precedente “Countdown To Extinction”, aveva allentato la presa sulla scrittura, danto piu’ spazio ai suoi 3 commilitoni per mettere a frutto le loro doti compositive. Quello che ci ritroviamo ad ascoltare è un disco assolutamente pesante, rabbioso, maturo. Arrivare alla fine dell’album da la sensazione di un pugno di ferro chiuso davanti al nostro viso. Il sound della band si è compattato, con brani piu’ lenti, ritmiche serrate ma mai estreme come nel mitico “Rust In Peace” (1990). Gli assoli si fanno sentire, ma in due occasioni c’è spazio anche per un’armonica, e cio’ ci fa capire che la band non ha paura di sperimentare, che sia per esigenza discografica o per proprio gusto. I brani sono, in piu’ di un’occasione, quasi ballabili. Cio’ non toglie niente alla pesantezza del sound originale, ma ci mostra come un gruppo partito dal metal fusion inarrivabile di “Killing Is My Business” (1985) e “Peace Sells” (1986) possa ancora sorprendere con un suono in continua evoluzione. Il basso di Ellefson come sempre non delude, e si mostra solido, equilibrato e di gusto regale. Menza suona groovy, e pesta a mestiere. Mustaine canta bene, suona assoli taglienti ma lascia un po’ piu’ spazio a Friedman da quest’ultimo punto di vista. Friedman, che dire, professionista navigato, si ritaglia piu’ di uno spazio in un lavoro che non punta comunque al virtuosismo individuale. I Megadeth costruirono appositamente uno studio a Phoenix, Arizona per la registrazione dell’album, e per gli appassionati è possibile seguire quasi tutto il processo di recording nel documentario “EVOLVER – THE MAKING OF YOUTHANASIA”. Dopo questo disco molte cose cambiarono, e i Megadeth non si ripeterono piu’ a questi livelli, se non a cominciare da “The System Has Failed”, datato 2004.

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