Per potermi, un giorno, vantare con qualcuno, ricordando i tempi della giovinezza e della musica fica che ascoltavo quando avevo ancora tutti i capelli in testa, mi guardo attorno. Ogni giorno escono almeno dieci dischi ed è difficile riuscire a star dietro a tutto, forse impossibile. E' facile, dunque, perdersi qualcosa, ancora più facile perdersi qualcosa che non ha nessuna intenzione d'esser scovato.

I Meneguar sono quattro ragazzi provenienti da Brooklyn
che hanno esordito nel 2005 con una cassetta autoprodotta, "I Was Born At Night" (poi ristampata nel 2006, opportunamente, in cd), e nel 2007 hanno piazzato questo "Strangers In Our House" che altro non è che un disco quasi perfetto.

"Strangers In Our House" è un concentrato di cose lontane. Echi di Fugazi, di Superchunk, di Dinosaur Jr, di Polvo, di Sebadoh, di Motorpsycho, realizzano questo cocktail che nonostante tutto si incammina su una strada tutta sua fatta di melodia netta, voce alta, canzoni dirette e tanto sudore in undici stazioni, certezze necessarie e sufficienti, che non perdono ritmo nel loro incedere affilato e che finiscono, pure, per metterti di buon umore in quello che è un disco che s'aspettava da tempo, come un raggio di luce sceso da questo cielo color piombo (AUCHTUNG: metafora da terza categoria riguardante l'attuale stato della musica Indie).

Tanta musica, zero compromessi e ora, a distanza di sei mesi, è in arrivo un nuovo disco registrato in casa, alla come viene viene, "The In Hour".

Prolifici, fraccassoni, abbastanza coglioni, sgraziati e disgraziati. Sentite a me: segnatevi questi Meneguar nel promemoria delle cose d'ascoltare e cominciate a vantarvi d'averli seguiti fin dall'inizio che se ne vedranno delle belle e ora...

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