Venuti da Brooklyn e probabilmente nati da un'amicizia tra i i due liceali freak in questione, gli MGMT o Management sono la trovata geniale di quest'inizio anno tutto all'insegna della bella musica. I due simpatici ragazzi originari del Connecticut ci propongono una sorta di pop "giocattolo sofisticato", una "lego" da montare e smontare. un pop giocattolo, si, perchè Ben Goldwasser e Andrew VanWyngarden ci offrono divertimento mai banale e mai troppo scontato. Un assemblaggio perfetto di musica e colori: dalla psichedelia e misticismi non troppo indigesti, al piacevole elettro pop stile eighties. Un pop schietto, mai scontato. E divertimento a palate, voglia di fare e di strafare in sole 10 tracce.

E' così che ci si mostra agli occhi questo sorridente lavoro dei due ragazzi. "Oracular Spectacular" non è del tutto un nuovo esperimento. Dietro ai pezzi c'è la mente aleggiante di Dave Fridmann, mentore e produttore del laboratorio degli scienziati pazzi (ormai datisi alla bella vita più totale) Flaming Lips. E come non citare la figura di un David Bowie e, per le ballate e gli intermezzi acustici, Neil Young? E se a questo si aggiunge anche un tocco di psichedelia Mercury Rev e del più saggio alternative indie anni '90 (Pavement, per dirne uno)?

Un bordello, affermerete voi. Ma andiamo avanti.

Il riff spensierato di optigan che introduce "Time to Pretend" già ci inietta nel più sognante dei mondi. Si potrebbe indentificare come un telaio enorme dove uno sfondo lipsiano viene sottoposto a spennellate di David Bowie e imbrattato del più sincero alternative dei Pavement. Finisce in un crescendo un po' cazzone (ye,ye,yeah), ma rimane uno dei migliori momenti musicali di questo 2008. Dopo quest'orgia tra i generi più distanti si fa avanti il pop ballata di "Weekend Wars", che suona più rock, con la voce di VanWyngarden che si rifa ai Rolling Stones, e quello dell' ancor più melodica (con tanto di violino)"The Youth", che non incide particolarmente (manca forse di originalità, trovandosi nel bel mezzo dei più strambi alambicchi). E, a proposito di alambicchi, ne arriva un altro ancor più pretenzioso. "Electric Feel" è un infuso di disco eighties vagamente techno, con un po' di Prince e un po' di Abba (anche loro) e un tocco glam. E, come se non bastasse, arriva altra dance. "Kids" sembra veramente una festa di bambini, come ci fa intuire l'intro di urla fanciullesche, con quel sottofondo da videogame invecchiato e l'optigan perenne che fa da riff al pezzo. Sul finale ci si accorge anche di un omaggio alla fin troppo famosa "Jump" dei Van Halen. Un produttore sveglio non esiterebbe a mandarla in vetta alle classifiche. Ma Dave Fridmann non è il tipo; d'altronde non ci si aspetterebbe mai una cosa del genere dal produttore di lampi di genio come "Zaireeka" o "Deserter's Song", perle mai colte dal panorama mainstream (meno male). Fortunatamente il singolo è uscito solamente in una parte dell'America, non sputtanando i talentuosi giovincelli freakettoni.

Ritorniamo all'album. Se la prima parte era danzereccia e schietta, la seconda parte è un'ondata mistica di musica più o meno melodica che si apre con "4th Dimensional Transition", un dream pop in odor di psichedelia, tra Yo La Tengo e Mercury Rev, forse il brano più riuscito. Un bellissimo paesaggio sonoro reso al meglio dal corale di Goldwasser e VanWyngarden e racchiuso in soavi accordi acustici. Segue "Pieces of What", ballad piacevole che prende Neil Young come punto di riferimento e ancora un volta l'eclettico Kaplan. "Of Moons, Birds & Monsters" è una cavalcata pop dal sapore rock'n roll, che chiude in sogno. L'atmosfera sognante si fa sentire ancor di più in "The Handshake", collage di pop, psichedelia, elettronica e David Bowie, che si dilegua in un coro e un lieve fischiettio. Chiude il quadretto "Future Reflection", brano strumentale che spazia dalla New Wave, l'elettronica e la trance (Plastikman) al falsetto di Goldwasser che confeziona il tutto con un glam pop orecchiabile.

Io sono rimasto entusiasta di queste 10 tracce divertite e non semplici, fin troppo sperimentali ma mai inorecchiabili. Un pop giocattolo. Giocattolo, si. Un puzzle da diecimila pezzi.

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