Capita sempre così, a un certo punto il vecchio ubriacone vede gli elefanti rosa.

Beh, sui titoli ci siamo, spaccano proprio..

Ma dimmi Mick, come ti è venuto in mente di rifare Gainsbourg? Solo il problema della voce avrebbe scoraggiato chiunque. Quel tono vissuto e iper sensuale, dai...

Eppure te la sei cavata. E se l'è cavata Anita nel ruolo delle varie Brigitte, Anne, Jane...

Il fatto è che non sei presentuoso. Sei uno che si mette al servizio. L'hai fatto con Nick Cave, l'hai fatto con Polly. E ora lo fai con Gainsbourg.

Dio ti benedica...

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Gainsbourg è Gainsbourg, punto.

Se ne sta li con la sua faccia da schiaffi e non serve altro. Del resto nessuno ha mai avuto una faccia così...

C'era un autista greco che era la sua copia sputata. “Gaisbourg!!!” gli gridavano le turiste francesi, ma lui poverino non capiva.

Il fatto è che la fisiognomica da sola non basta, ci vuole la luce, il diniego, quella roba che ti attraversa. E comunque Gainsbourg è un archetipo. Anzi un milione d'archetipi riassunti in uno solo.

Quindi, pescando a caso, ecco a voi il brutto anatroccolo, l'ebreo errante, il genio spermatico, l'esteta marcio, l'incantatore di fanciulle, il maudit della porta accanto, il santo ubriacone all'angolo del bar.

Gainsbourg ha un paio di segreti, il primo dice che il tono è ben più della voce e l'atmosfera ben più della musica, il secondo che le note son solo un sipario che si alza su una manciata di parole. Nuvole rosa benedette da un ghigno, in bocca il sapore del peccato.

Che il sapore, il sapore è importante, lo sanno bene quelle suore che ai bimbi cattivi fan succhiare il gambo di un carciofo crudo “Lo senti il sapore della colpa, lo senti, eh!!!”.

Altra cosa, Gainsbourg è come Bowie, ovvero alquanto camaleontico. Gli interessano due cose: scrivere canzoni e avere successo. Così, il più delle volte, si aggancia alla moda del momento soffiandoci sopra un venticello velenoso.

Parte rive gauche, si innamora dell'Africa, diventa ye ye, si fa psichedelico, arriva a un disgusto quasi punk, flirta col reggae. Qualsiasi cosa faccia è comunque sempre Gainsbourg...

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Gaisbourg...

Un mezzo mito e un mezzo signor nessuno, almeno fino ai novanta. Che, a parte “Je t'aime moi non plus”, a canzoni stavam messi a zero.

Ne presentivamo però l'allure torbida e maledetta e sapevamo che prima o poi avremmo finito per sbatterci contro. Quel che mancava era un cerimoniere.

Ecco perché con la doppietta “Intoxicated man” (1995) e “Pink elephants” (1997) Mick Harvey ebbe il grande merito di riempire un vuoto.

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Mick Harvey sui maledetti sa il fatto suo, stai trent'anni con Nick Cave, poi mi dici. Roba che parti col furore e arrivi a una specie di quid sospeso tra classicismo e malattia.

Ecco quindi che il Cave post “Kicking against pricks”, è sia il trait d'union tra due mondi, sia il setaccio che filtra musica e parole.

Niente di meglio per restituire quelle nuances tra torbido e dolciastro, l'elegante jazz iper vissuto, la malinconia rive gauche, il pop rock sbarazzino, il tribalismo da night.

“Intoxicated man” è pura vertigine. E anche puro cinema. Sensi e intelligenza ondeggiano tra capriccio, instabilità, eleganza.

Sei dentro un film col film che cambia sempre. Ecco lo ye ye di Brigitte, ecco il jazz tossico.

Poi farfuglìi avvolti da fumo di Gitanes, demoni come elefanti rosa. Con eccitazione e estetica che, dopo lungo corteggiamento, ammiccano tra loro.

“Pink elephants” vira invece su un cantautorato più classico. La sorpresa sono i brani meno noti, quelli dove a emergere è il lato più malinconico ed emotivo. Non di solo “Je t'aime moi non plus” vive l'uomo.

La vecchia Francia fa un salto di una ventina d'anni e un Gainsbourg redivivo offre il suo quid a un nuovo mistero in musica.

Il viaggio, cominciato con una dolce deriva -la ninfa, il letto e le onde- (traccia 1), finisce con qualcuno che sussurra “Fuggi dalla felicità affinché lei non fugga da te”(traccia 30).

E tra questi due opposti si accendono e si spengono le stelle...

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Oggi, con l'aggiunta di qualche inedito, i due album li potete ascoltare insieme. Dovessero piacervi, sappiate che Harvey di album gainsbourghiani ne ha fatti altri due: “Delirium Tremens” e “Intoxicated Women”. Come sono? La risposta alla prossima puntata...

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