Miriam Leone è una donna bellissima.

Ora non saprei dire se nel gineceo delle magnifiche dame che fertilizzarono e ancora fertilizzano gli slanci passionali della mia esistenza, lei occupa il trono che spetta all'astro più splendente, là dove sfilano la biondissima Debbie col suo tubino grigio e Sherilyn scalza e pensosa mentre osserva la rossa vampa del caminetto. Là dove Kate cambia decine di volte gli umori e i colori dei capelli per camuffare i ricordi di una mente immacolata e Claudia indomabile e rossa dice più cose con gli occhi che con la bocca, Miriam non ha certo la statura della luminosa star dello spettacolo, ma risplende di un'assoluta venustà che prende vita nel serto di capelli scarlatti, nelle verdissime iridi marchiate da cerchi scuri, nel lungo collo di una Madonna del Guercino, nello strettissimo girovita che digrada sinuoso sui promontori disegnati dai nivei fianchi. Ma la più folgorante dote che la bella siciliana riceve in dono dalla dea della terra è quella coppia di sopracciglia folte e scure che rimandano necessariamente alla mediterraneità di cui ogni suo poro è copiosamente impregnato: non v'è segno distintivo più vivido, più rigoglioso, di queste magnifiche virgole nere che ricongiungono Miriam alle radici incarnate di una terra riarsa che si sveglia ogni giorno guardando il Mare Nostrum in ogni punto cardinale.

Prendete dell'acido acetico CH3COOH e provate ad inalarlo. Ora, non nego certo che ci siano le più svariate specie umane che amano trastullarsi con l'afrore marcio di certe muffe o vernici industriali, ma se dobbiamo compiere un atto di fede l'odore acre dell'aceto non lo metteremmo certo nel sacrario della camera patronale. Ora prendete l'alcol n-propilico CH3CH2CH2OH e inalate anch'esso per non esser da meno: non si potrà discernere un puzzo o un gradevole sentore. L'odore è quello dell'alcol, probabilmente interessante a primo impatto, ma dopo pochi secondi irritante e nauseabondo. Adesso servendovi della più becera e fuorilegge versione del Piccolo Chimico che avete gelosamente conservato dalla vostra incendiaria infanzia combinate acido acetico e alcol n-propilico per creare dell'ottimo acetato di propile per processo di esterificazione. Bene, adesso ficcate il naso nel vostro alambicco di occasione e beatevi del sorprendente effluvio di pera sprigionato dal sorprendente composto. Avete capito bene: profumo di pera Williams fondente come se traboccasse da un bel brick di succo di frutta Santal.

Ora i Modeselektor, bamboccioni della scena IDM berlinese della fine degli anni '90 che assorbe umori dal coevo French Touch e da certo electro hip-hop in nuce all'epoca, sono un po' come l'acido acetico: a guardare il loro primi lavori (una serie infinita di 12", prima di "Hello Mom!" del 2005 e "Happy Birthday!" di due anni dopo), sospesi tra marcette infantili e incursioni synth-house, producono lo stesso effetto dell'odore dell'aceto inalato a pieni polmoni: ha il sentore del vino buono, ma l'acetificazione l'ha reso pungente e acre, cosicché alla fine anche se l'impressione è che ci sia qualcosa di buono sotto, non ne si può appieno apprezzare l'aroma. Poi c'è Sascha Ring, in arte Apparat, anche lui coetaneo dei Modeselektor e anche lui attivo a Berlino negli anni 2000, che coltiva una certa passione per l'IDM orientata verso l'ambient-dub nell'esatto punto di mezzo tra Trentemöller e Fennesz con una serie di dischi calibrati ma non indimenticabili: dopo il discreto debutto "Multifunktionsebene" del 2001 e l'impalpabile "Duplex" di due anni dopo, probabilmente il disco più interessante è quel "Walls" del 2007 in cui, avvalendosi di una vera e propria band al completo, dà alle stampe un lavoro dai sentori vagamente dream-pop con arrangiamenti qua e là lussureggianti, come se il nostro volesse imprimere una decisa direzione alla sua produzione musicale ancora in cerca di un'identità precisa. E lui è un po' come l'alcol n-propilico di cui sopra: gradevole nei primi minuti, stancante sulla lunga distanza. Manca la messa a fuoco, la scintilla.

Facciamola breve a questo punto: succede che nel 2008, dopo un precedente tentativo dall'esito infelice, i Modeselektor da una parte e Apparat dall'altra, decidano di unire le forze e i nomi per fondersi nella nuova entità "Moderat" e dare alle stampe il primo lavoro self-titled dell'anno dopo. A differenza di quelle unioni ove può certo capitare che alla stregua di una collaborazione McCartney-Jackson (una delle combinazioni più agghiaccianti della storia) si prenda il peggio dell'una e dell'altra parte, qui si compie il sacro rito dell'esterificazione di cui sopra, per cui combinando il sound acre ed acetico dei Modeselektor con l'indietronica monocorde e propilica di Apparat, si genera la magnifica commistione dell'aceto di propile con quell'aroma di pera che rende gradevole l'ambiente al pari dell'Ambi Pur Car che lascia un profumo piacevole nella vostra macchina per ben 70 giorni di fila.

Ora nell'economia generale di quel piccolo capolavoro che è "Moderat" basterebbe "A New Error" ad aprire e chiudere i giochi: quei sei fragorosi minuti abbondanti di fughe elettroniche in crescendo che segnano l'inizio dell'album non si erano mai sentiti né dalle parti dei quieti quadretti estatici di Sascha Ring né nei pastiche giocosi dei Modeselektor ed è quasi come se le due parti si fossero scontrate violentemente per appiccare un sacro fuoco latente che altrimenti sarebbe rimasto inespresso in eterno. Sì, basterebbe questo magnifico incipit a sancire il successo di questo nuovo corso, ma tutto il prosieguo del disco si mantiene ai medesimi livelli sia quando l'improvvisato trio berlinese si misura sul territorio congeniale delle intense cavalcate ambient techno à la Orbital ("Seamonkey", "Les Grandes Marches", "No. 22"), sia nei numeri dub-pop in cui Sascha Ring sfrutta il suo cantato per immergerlo nelle già familiari atmosfere introspettive e dalle venature dreamy viste in "Walls" ("Rusty Nails" e "Out of Sight"). Nella preziosa caratura complessiva di questo eccellente lavoro, anche i momenti minori come "Nasty Silence" e la rapida doppietta "Porc #1" e "Porc #2" sono favolosamente funzionali allo svolgimento della trama musicale, facendo tirare il fiato ove necessario e riuscendo ad obnubilare - involontariamente, s'intende - episodi meno riusciti come "Sick with it" o "Beatswaysick".

I Moderat da allora decideranno di continuare la fortunata esperienza replicando il medesimo successo con l'altrettanto ottimo "II" del 2013 e il meno brillante ma dignitoso "III" del 2016. Dall'ultimo tour del 2017 le notizie di un ritorno della band a pieno regime sono poche e frammentarie: Apparat e Modeselektor non hanno escluso un nuova collaborazione assieme ma nel frattempo hanno ripreso le rispettive carriere soliste con risultati ancora alterni. Acido acetico e alcol n-propilico sono tornati alla loro natura originale.

Miriam Leone, in un post del 2014 su un celebre social di image sharing, ha pubblicato una foto avente per soggetto il vinile di "Moderat".

Miriam Leone, sì, è davvero una donna bellissima.

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