"Il rock non è un pranzo di gala, non è una festa letteraria, non è un disegno o un ricamo, non si può fare con tanta eleganza, con tanta serenità e delicatezza, con tanta grazia e cortesia. Il rock è un atto di violenza ». (Liberamente ispirato ai pensieri di Mao).
Il rock non ha bisogno degli occhialini da professorino di Sting e nemmeno dei duetti tra Bono e Pavarotti. Non ha niente di intellettuale, è ignorante. E' un frutto che nasce già marcio nei posti più disparati, magari San Diego. Sapete, quell'assolata cittadina della California meridionale, quasi al confine con il Messico, pullulante di chicani distesi sui prati luminosi del Balboa Park e di punkers chiusi in stanze perennemente al buio con un pavimento di lattine di birra vuote e niente da mangiare nel frigo.
Leighton Koizumi e i suoi amici vivono di/per rock e droga. I Gravedigger V avevano fatto un ottimo disco (All Black and Hairy) per l'etichetta Voxx di Greg Shaw ma Leighton non si sentiva più un ragazzino legato ai sixiets, "che senso ha nel 1985 somigliare ai Pretty Things?" Niente revival ad imitare quel suono, niente pettinatura con la fila a lato, niente beatle boots. A non interessargli più dei sixiets è l'aspetto giovanile e adolescenziale da doposcuola che circonda quel tipo di musica. Perché ora Leighton è sulla strada ad aspettare il suo uomo con ventisette dollari stretti nella mano: la realtà è cruda.
Rumore, caos, violenza e la foto di Iggy attaccata al petto nudo come la sveglia al collo per i rapper, tanto per dire: io sono il diverso, quello che credete stupido ed inferiore. "Born Loser" esprime bene il suo credo, voce sguaiata e ritmo volgare e sbruffone con il solo scopo di far casino. Una costante che si ripete per tutte le otto tracce di "Emerge": i Morlocks frantumano in modo ancor più selvaggio gli Stooges, i Radio Birdman, gli Stones, i Motorhead e i brani snocciolano via uno più bello dell'altro per l'immenso feeling capace di scaturire da questi cinque sbarellati. "In The Cellar" con le sue accelerazioni à la Gun Club di " Sex beat"; "One way ticket", un biglietto per un viaggio senza ritorno nella psichedelia più ruvida; "By my side", puro garage violentato nel modo più raunchy possibile; "24 hours every day", filastrocca martoriata dal fuzz; "Project Blue", dolce (!?!) ballata da jingle jangle con i coretti alla Byrds (se non fosse per quella solista intrisa nell'acido e le urla belluine di Leighton);"Judgement day" che martella forte il nervo acustico con le chitarre che tentano invano di gridare più forte di un cantante che è leggenda.
Su tutto incombe la sua figura magrissima con quei lunghi capelli neri a coprirgli il viso dai tratti orientali, strafatto di acido, maestro di cerimonie blasfeme devote al culto dell'iguana Osterberg, perennemente in bilico tra il desiderio di ottenere successo e fama e il richiamo della strada tra i barboni e i derelitti. Per un periodo (attorno al 1990) credevamo di averlo perso per sempre ma per fortuna è ancora tra i vivi.
Ma oggi non è né un divo con la villa a Malibù né un barbone on the road . Forse nessuna delle due cose per cui vale la pena di vivere....
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