E' incredibile come facciano i Mudhoney dopo 20 anni di musica a vivere di rendita con lo stesso suono. Sento sempre in giro di qua e di là dire che i Mudhoney sono un gruppo grunge e tuttora fanno grunge. Io sinceramente non capisco cosa ci sia di grunge in quest' album.

Non mi interessa cosa pensano, ma questo non è grunge. Forse, una volta, i Melvins erano grunge, i Soundgarden. Va bene che di mezzo i Melvins ci sono, ma non capisco come certe persone giudichino coerente al grunge il modo attuale di fare musica dei Mudhoney. Bestemmierò, ma secondo me non hanno fatto mai grunge, e tanto meno oggi.

Non importa. So solo che i Mudhoney ancora sanno suonare e non hanno perso la grinta e l'energia di quei primi lavori  tutti vetriolo e molotov.

Se rimpiangete i momenti incazzati passati a sentire a tutto volume "Suck You Dry" e "Touch Me I'm Sick" (parlo per la generazione X), allora "The Lucky Ones", ottava fatica di Arm e gli altri, fa veramente per voi. Ma scordatevi il grunge. Questo è rock'n roll, hard rock' n roll. Pochissima la tranquillità, molta frenesia. Un gran momento di musica. Non sono brillo, questo lavoro è quasi al pari di tutto quello che i Mudhoney fecero nel biennio '89-'90.

Sinceramente sono contento per i Mudhoney. Li trovo in un buon momento. Un momento d'oro per impugnare le loro Gibson invecchiate nell' angolo del loro garage e tornare sulla piazza with only rock 'n roll (but I like it).

Già il primo poker di brani ("I'm Now", "Inside Out Over You", "The Lucky Ones", "Next Time") subito ci rimanda al garage. Come non citare le figure di Dave Alexander e Ron Asheton?. Stooges a tutto volume, il drumming virtuosistico di Peters é lanciato nello spazio aperto ad una velocità supersonica. Un basso, mai così incisivo nei Mud; una chitarra, mai così frenetica. Ricama tutti gli spazi e rende il tutto pieno. Peggio dell'uncinetto di mia nonna e quello di mia madre fusi insieme. E quella voce, che scimmiotta (nemmeno tanto) l'Iggy più sfrenato e più selvaggio.

"And the Shimerring Light" fa da rottura fra i due blocchi "hard": un momento in bilico tra le ballate dei Pogues e la suggestione di un certo recente alternative. Ma si ricomincia con "The Open Mind", che ricorda apertamente "1969". Come ho detto il riferimento agli Stooges c'è tutto ed è evidentissimo. Altro rock 'n roll con altri carrarmati batteristici con tanto di bombe chitarristiche in "Tales of Terror", un po' Melvins un po' Van Halen e in "New Meaning", una sorta di "Loose" a la Mudhoney, meno mefistofelica.

Insomma, una bella prova che si aggiunge agli altri bei lavori di quest'anno che almeno secondo me ci sta regalando buona musica. Per quel che ne so, il rock 'n roll è ancora sano. Ascoltare per credere. 

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