Partiamo subito dalla fine dicendo, che sicuramente tra i quattro dischi venuti alla luce dal 2000 a oggi, "Before, Everything And After" è forse quello meno entusiasmante o se volete più maturo della band USA, dipende dai punti di vista.                         

Sta di fatto che tra questo disco e il precedente c'è una differenza abbastanza evidente. Ovvero il pop-punk scanzonato classico di "The Ever Passing Moment" qui risuona in poche circostanze, facendo in pratica spazio a un suono si più curato, ma anche più dolce e melodico. In pratica si finisce spesso e volentieri in ambienti power-pop e rock melodico, cosa questa abbastanza inedita per gli MxPx. A prova del tutto l'uso abbastanza frequente di arpeggi e anche di chitarre acustiche e finendo con qualche assolo più rock sparso in giro tra i pezzi.

Sui 14 pezzi (se escludiamo l'intro-medley e l'outro altrettanto strutturata) emerge tanta melodia e poca cattiveria. Emblematiche "Everything sucks" o la semi acustica "Quit your life" giusto per fare degli esempi.

"Play it loud" e "First day of the rest of my life" sono sicuramente quelle più vicine al suono classico della band. La prima, che è pure l'opener colpisce per l'attacco iniziale urlato (che credo sia un inedito assoluto nella produzione di Mike Herrera e soci), inserendosi tuttavia subito dopo nel magico mondo del combo fatto di motivi frizzanti. Tuttavia il pezzo migliore, ovvero un tormentone da sing-along è senza dubbio la seconda, con un motivetto davvero ottimo. Canzone questa facente parte della colonna sonora del film Freaky Friday (che vediamo Italia Uno quando capisce di non rimandare in onda per l'ennesima volta!). Nella seconda parte i pezzi vanno un po' scendendo di tono, sebbene qualche ritornello possa catturare l'attenzione, la noia sopravanza.

Mille risonanze diverse e che un po' lasciano l'amaro in bocca, la sintesi del cd. Per un approccio iniziale col gruppo partite da "Panic" disco successivo a questo e che dà una prospettiva nettamente migliore degli orizzonti stilistici dei tre di Bremerton.

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