Il 2006 è stato finora un'annata senza dubbio ricca di uscite nel campo della musica metal, in ogni sua sfaccettatura. Non poteva mancare a questa sfilata il Doom, con l'attesissimo nuovo album dei My Dying Bride. Anticipato un mesetto fa da un EP come antipasto esce dunque questo "A Line Of Deathless Kings" dal titolo senza dubbio affascinante.

Il disco si apre con un riff tipicamente nello stile di far Doom dei maestri guidati da Aaron Stainthorpe, che incanta sin dall'inizio con inquietanti ma allo stesso tempo dolci melodie vocali. Tuttavia "To Remain Tombless", colpisce per quanto insolita; mai infatti i My Dying Bride avevano composto una traccia così progressive, così strana nell'alternare diverse strutture. Si parte con pesanti riff di puro Doom e si attraversano splendide melodie di voce e chitarre e passaggi in cui è il basso a farla da padrone. Una sconsolata malinconia aleggia su questi continui alternarsi. Caratteristica che nella prima parte del disco si mantiene costante in brani come "And I Walk With Them", introspettiva e affascinante soprattutto nel cantato recitato che usa Stainthorpe per larga parte del brano.

Non mancano tuttavia canzoni spiccatamente melodiche o di facile assimilazione. Nel primo caso cito "L'Amour Detruit", mentre di immediatezza si può parlare per "Thy Raven Wings" sicuramente uno dei capolavori qui contenuti. Aperta da dolci note di pianoforte la canzone è sorretta da un intreccio di splendide melodie vocali davvero toccanti e melodie di chitarra capaci di risultare ossessive e romantiche allo stesso tempo. Vale la pena citare l'intensissima "Love's Intolerable Pain", forse il brano più affascinante del disco. Dopo una prima parte pesante si arriva allo stacco quasi acustico che fa da preludio ad uno splendido pseudo-chorus centrale, trascinante ed emozionante. Su tutto la voce toccante di Stainthorpe, davvero incisivo sia nel pulito che nel suo tipico recitato. Di vera e propria pesantezza si può parlare per "Deeper Down" costruita in una struttura ossessiva ed angosciante, e che richiama il lato più oscuro del gruppo, sia nelle ritmiche devastanti che nel funereo Doom del finale. Il disco si chiude con un altro capolvaro: "The Blood, The Wine, The Roses" trascinante e diretta pur nella sua profondità e giocata su splendidi riff e semplicità. Sorprendenti i 20 secondi finali: puro Death Metal sparato a gran velocità. E poi il silenzio.

Tiriamo a questo punto le somme. Il disco è ottimo e il voto è 4,5 difatto. Non esistendo il mezzo voto, nel dubbio è meglio arrotondare per difetto. "A Line Of Deathless Kings" presenta infatti una serie di difettucci che onestamente non è giusto ignorare. Innanzitutto manca quella giusta dose di rabbia e immediatezza (che aveva reso capolavori canzoni come "Catherine Blake", "The Dreadful Hours", "Christliar" ecc...), vedasi la voce in growl sparita quasi del tutto. Non è un caso che i brani più belli siano quelli più melodici e diretti. Senza contare il fatto che un paio di canzoni decisamente sotto la media standard dei My Dying Bride pongono questo disco come leggermente inferiore ai due capolavori che lo hanno preceduto ("Songs Of Darkness, Words Of Light" nel 2004 e "The Dreadful Hours" nel 2001). Nonstante ciò "A Line Of Deathless Kings" è l'ennesima prova di classe di una band che a distanza di anni è ancora in grado di produrre dischi di molto sopra la media.

Un disco che vale la pena ascoltare e saper cogliere ogni emozione che trasuda.

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