Tra funzioni scatologiche non espletate, l'eterna lotta per un tozzo di pane e l'impossibilità di raggiungere il soddisfacimento dei sensi, il maestro Nando Cicero firma questa proverbiale parodia del film all'epoca sulla bocca di tutti, per i suoi scandali veri e/o presunti. Sull'originale lo sapete come la penso, nè un ripetuto sguardo recente ha alzato di molto le sorti del mio giudizio. Sulla parodia di Cicero invece ho un discreto feeling. E non tanto perchè cerca di far vendetta del classico bertolucciano quanto perchè riesce a farla riproducendo atmosfere simili, al punto che sembra quasi più sincero questo film nella descrizione del turbine sessual/esistenziale dei protagonisti.

Certo, le formule della pochade sono le classiche del teatro popolare: fame, sfortuna, angherie e un impossibile riscatto del protagonista. Ma Franchi, per la prima volta senza Ingrassia, addobbato col paltò cammello risulta anche affascinante e "brandizzato". D'altra parte non è che Brando, col suo lavoro da portiere di notte e i suoi fallimenti se la doveva passare meglio.

In "Ultimo Tango a Zagarol" la moglie del protagonista è viva e vegeta, anche troppo (Gina Rovere). Florida-extralarge con una punta di burina piacenza, costringe Franchi ad una dieta forzata, salvo poi preparare manicaretti sostanziosi per l'amante nascosto in soffitta (Nicola Arigliano). Quest'ultimo, stanco del solito zum zum con la fedifraga, si lamenta che è "sempre la stessa pappa" e cerca di sodomizzarsi il Franchi, come se non ne avesse passate abbastanza con la padrona-Martine Beswick. E' la fatale sconosciuta, contraltare domino di Maria Schneider, che si diverte a far patire un innamoratissimo Franchi tra le mura dello spoglio appartamento di Zagarolo (peraltro bella cittadina laziale). Lo tortura con gli elettrochoc, fatto con cavi elettrici attaccati alla rete del letto, con orgasmi multipli ottenuti solo con lo sfioramento della patta del protagonista, spatacciandogli in volto le mammelle. (Martne Beswick era stata una zingara in "A 007: dalla Russia con amore" e protagonista femminile di "Quien sabe?" di Damiani, dov'è molto gnocca coi suoi tratti duri e spagnoleggianti).

Non può mancare la scena del burro (nel caso, della Polenghi Lombardo) che ovviamente finirà nella pagnotta di Franchi, lasciando delusa e intonsa la povera amante. Ma siamo matti, dichiara Franchi. Prima la panza, poi le menate sulla sacra famiglia. In questi momenti ricorda il Totò del panino di spugna di "Fifa e arena", fatte le debite differenze di statura artistica.

Le grane di Franchi non terminano qui: a ridosso dello sventurato, la regista nouvelle vague (interpretata con grazia pedantesca da Franca Valeri). Per un pugno di diecimila, Franchi non potrà cacare in pace, gli toccherà rievocare la tragica infanzia inseguito da un molosso, finirà in Tevere e maciullato da un tram. Il fatto di interpretare la parte che toccò alla Schneider (cioè la protagonista del film verità di Leaud) a Franchi lo deposita in una dimensione ancora più femminile. Sono le donne a farla da padrone in "Zagarol": la moglie infame, l'amante tritacazzi, le puttane che infestano la locanda di Franchi (indimenticabile l'arrivo di Jimmy il Fenomeno con bagascia pret-à- porter.) la Jean-Pierre Leaud neanche tanto in gonnella.

Insomma: non tesserò le lodi di "Ultimo tango a Zagarol" solo per il gusto snobistico di ribaltare uno status quo che neanche ho gli strumenti per farlo. Spezzo una lancia per questa simpatica parodia, no, di più ,per questo toccasana disintossicante le "serietà", le "altezze" dell'originale. "Ultimo tango a Zagarol" è un po' lentino e non tutte le trovate sono di prima mano o centrate. Ma si respira un'aria particolare, un senso di "In realtà è andata così" e delle tracce non superficiali di aderenza filmica con l'originale.

Franco Franchi è ai massimi livelli e persino bello nel cappotto dei cappotti della storia del cinema.

Cosa ci sarà sotto il lenzuolo????

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