Questi sono i Napalm Death, ovvero non accorgersi che si è già arrivati alla quinta canzone del cd, quando invece credevi di essere alla prima, massimo la seconda.

Non voglio dilungarmi molto sulla solita questione, ormai è nota: canzoni di massimo un minuto, forte tendenza caotica, growl pesantissimo, chitarra iperdistorta, ipermiscelata, e chi più ne iper più ne metta.

Nichilismo, puro istinto distruttivo o ipercaotico, primordiale, bestiale eppure efferatamente umano. Ora, c'è chi ci vede del genio in queste cose, chi invece considera il grindcore pura antimusica. Se ne potrebbe parlare all'infinito, davvero all'infinito. Una recensione, però, non può durare all'infinito.

Questo album è composto da due differenti registrazioni live che credo esprimano al meglio lo spirito primigenio della band, ad una qualità decisamente più accettabile del marasma a-sonoro di Scum. La prima parte è quella più grind nel senso stretto, la canzone più lunga è 1:05, e c'è anche l'amata You Suffer (la canzone più breve della storia, 1 secondo e poco più); la seconda parte è un tantino più lunga (lunghezza massima dei brani: 1:54) e più equilibrata fra spunti ipercaotici, momenti death e hardcore.

A chi si approccia ad una musica così particolare, innegabilmente ironica quanto concettualmente coerente (cosa molto meritevole), voglio dare l'essenziale consiglio di non guardare il display del lettore cd o mp3 di sorta, lasciar perdere che la canzone sia già finita, perchè, accidenti, ne è ripartita un'altra; il marasma sonoro che i Napalm Death sono in grado di creare, a prescindere dalla pura divisione delle canzoni, è sicuramente qualcosa degno d'attenzione, se non proprio d'apprezzamento.

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