E' tornata, ci sono di nuovo dentro. Non ancora a livelli preoccupanti, ma basta già così per mettermi in difficoltà. Pressione alta, stress, attacchi di ansia e palpitazioni. Nemmeno in montagna ho potuto andare questa mattina dopo una notte insonne. Notte che ho trascorso per buona parte in sala, con il computer accesso e le cuffie in testa; per cercare un solido appiglio nella Musica, potentissima e fondamentale medicina.

Così d'improvviso, dal nulla mi appare sul video l'immagine della copertina di un disco nuovo uscito da pochi giorni. Leggo il nome della band che inizialmente non mi dice nulla...la mia buonissima memoria musicale viene meno oggi; poi d'un tratto ricordo la provenienza della band: Grecia. E le cose iniziano a migliorare, le nuvole oscure nella mia mente si diradano e rammento di averli già sentiti, conosciuti qui su Debaser grazie ad un ascolto di qualcuno qualche mese fa.

Me li ricordavo molto Stoner-Psichedelici nei lavori precedenti.

Ed anche in questo quarto lavoro sulla lunga distanza i riferimenti sono sempre gli stessi, ma con una sostanziale ed importante differenza: l'espansione della band da un trio ad un quartetto, con l'aggiunta in pianta stabile di un tastierista. Gli orizzonti si ampliano, si evolvono; una maggiore forza creativa, una maggiore lucidità nelle scelte musicali, con evidentissimi riferimenti al Prog-Rock degli anni settanta. Molto meno Stoner, ma più incisivi. Esoterici, delicati, pronti a regalare momenti tesi, a salire dal punto di vista strumentale come avviene nel brano che più mi ha preso ed incantato nell'unico ascolto del disco che ho voluto per il momento effettuare...non mi serviva altro per buttar giù questi pensieri a ruota libera.

La canzone in questione è "Journey To Narahmon": un deciso ritmo di chitarra prende piede nei primi secondi del viaggio, creando attesa perchè qualcosa dovrà a breve accadere. Come dei London Distance Calling che mischiano le carte in tavola andando ad omaggiare Steven Wilson, i Porcupine Tree più d'impatto...e perchè no anche i Pink Floyd. Una languida voce irrompe, donando sacralità ad un suono che si incendia grazie ad un assolo di chitarra dai toni lancinanti. Sei corde e tastiere procedono d'intesa, mentre il tappeto ritmico di basso e batteria garantisce una compattezza che mi sballa...ma che gioia immensa in queso caso per le mia fragile mente!

I rimanenti brani, mediamente di una consistente lunghezza, ampliano il caleidoscopico sound di un lavoro riuscitissimo. Ci sono chitarre acustiche, ritmi mediterranei, fluidità dilagante, tracimante che cattura e ti fa provare brividi così indispensabili ora. Mi basta a questo punto suggerire l'ascolto di "The Answer" che ne è la lampante prova.

Davvero bravi i ragazzi di Tessalonica.

Ad Maiora.

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