I Necrodeath sono forse la realtà metal italiana più longeva, ma anche quella che più ci viene apprezzata. Ancora ricordo alcune interviste di Phil Anselmo in cui li lodava in maniera abbastanza sincera ed onesta: ed ha ragione. I Necrodeath sono ungruppo incredibilmente grande: potente, brutale, malvagio.
Ed è dal lontano 1984 che i thrashers liguri ci deliziano con le loro mazzate sonore. 'Ton(e)s of Hate' arriva dopo il meraviglioso "Black as pitch". E se ci siam stancati di sentir parlare di gruppi orrendi che credono di poterci illuminare con la loro falsa potenza, allora meglio ascoltare questo lavoro, perchè la delusione non ci preoccuperà di certo.
"Ton(e)s of Hate" presenta una brutalità difficile da riscontrare oggi: Flegias fa davvero paura dietro il microfono, mentre, sebbene non stiamo parlando di ultra tecnici dello strumento, la sezione ritmica e chitarristica fa un lavoro devastante. Ottima prova anche per Peso, che alla batteria pesta come un dannato, e si sente.
"Mealy Mouted Hypocrisy", "Perseverance pays", "The Mark of Dt Z" sono canzoni allucinanti: devastazione totale, potenza veramente inaudita. Ci troiamo di fronte ad un gruppo al limite tra thrash e black forse, ma sarebbe anche sbagliato etichettarli: il disco vive di un oscura luce: la prima song è martellante, la seconda inizia con un intro di slayeriana memoria, leggermente più pacata la terza. Non c'è da stupirsi se nella loro musica si notano influenze di Araya e soci, il loro gruppo preferito, ma questi disco ha una personalità decisamente propria, clone di nessuno. Si continua con "The Flag". Inquietante: l'intro di un carillion e un riff in puro stile thrash sotto il muro ritmico di una batteria instancabile.
"Queen of Desire" presenta una strana "calma" e anche presenta un coro di voce femminile. Bella song non c'è che dire, meno forsennata delle altre precedenti, ma trascinante. "Petition of Mercy" è abbastanza Slayer in più passaggi, ma quanto è massacrante: veloce, senza melodia, senza spazio alla dolcezza. "last Ton(e)s of hate" è la canzone più accessibile dell'intero lotto, ma la considero quella più bella dell'intero disco: più varia, meravigliosa interpretazione vocale, ottimamente suonata. Stupenda. Si passa da tale brutalità, ad una canzone apparentemente docile come "Evidence From Beyond". Originale l'intro acustico iniziale, meraviglioso il testo, fino allo scoppio totale. "Bloodstain pattern" è la chiusura ideale. Lunga come canzone ma decisamente ottima, stupenda in ogni sua parte.
Che dire di questo disco. Una delle realtà migliori della musica italiana, spesso snobbata, è uscita meravigliosamente alla ribalta con questo lavoro ottimo. Una rara dimostrazione di originalità, ma una rara accozzaglia di odio, aggressività, cattiveria. Tutto in sole 9 canzoni.
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