VIVENDO CON UNA PUTTANA.

…e ci risiamo.
Il lupo perde il pelo ma non il vizio.
Ancora qui a provare a recensire Neil Young con questo disco che, con la scusa dell’istant-opera ci rifila l’ennesimo lavoretto piatto e grezzo come un piatto di fagioli crudi preso direttamente dal freezer.
Ohhh si si, okay…è un disco CONTRO la guerra…CONTRO le bugie di ciccio-Bush…è un disco impegnato e battagliero…per carità d’iddio… ma è con tutto il resto che le palle mi fanno bungee-jumping dall’alto del prepuzio.
Oh siii certo…c’è la rabbia di un tempo, in ogni parola c’è veleno, critica, riflessione, si va secchi e pesanti con le parole… ma quel che dico io: perché cazzo farci un disco? Perché non curare meglio la parte musicale? Perché non tentare di variare un minimo questi 3 accordi 3 che ci rifila svogliatamente in quasi tutti i brani? perchè non tentare di dare una sorta di arrangiamento anche minimo alle canzoni suonate a cazzo e quasi controvoglia?
Certo, certo… si dirà che è un disco per la gggente, un disco fatto e pensato per la ggggente, che nasce dalla rabbia generalizzata per i tanti caduti in Iraq, che nasce dal desiderio di pacificazione del mondo occidentale con quello del Medio Oriente, una sorta di metal-folk-protest songs, un recupero delle canzoni di protesta degli anni sessanta e mille di questi cazzi.
Ci sta tutto, per carita!
Ma io dico anche: P A L L E.
Questo è un disco tremendamente noioso e moscio che se si può salvare a livello letterario ma che è sicuramente da affondare per la parte musicale, prevedibile, stanca e autocitazionista come poche (vedi anche quella mezza cagata di "Greendale"). Neil Young che rifà se stesso in una caricatura quasi imbarazzante senza mordente, credibilità e, in ultima, piacevolezza d’ascolto.
Ma si…si…calma…certamente ci sono pure i cori di oltre 100 voci comuni (che fa tanto “impegno sociale”) di “Looking for a Leader” in apertura di America The Beautiful che fa rimpiangere quasi le ballate pacifiste e corali di John Lennon… tutto da copione.
Ma torno a chiedermi: perché un disco?
Uno come Neil Young che ormai tutto può e tutto gli verrebbe pubblicato, ecco…uno così perché non ha scritto un libro sull’argomento? Perché non un articolo bello e corposo su “Internazionale”, un saggio, un libricino, un blog o che so io invece che un disco zeppo di slogan e luoghi comuni per altro prevedibili e retorici (quanto, per certi versi, discutibili)?
Scrivere i testi di una canzone, si sà, prevede una certa sintesi che è anche una sorta di “scorciatoia” se vogliamo per evitare discorsi più articolati e analisi più complesse e più difficili da argomentare. Ma invece di mandare un po’ a puttane i discorsi e galleggiare nel mare dei luoghi comuni, scegliendo quindi la via più facile, non poteva fare dell’altro?
Allora, intanto, scrivo due righe in via ufficiale al signor Young e poi vedremo:

Roma, 16 novembre 2006.
Spettabile sig. Young, se, come si dice, avesse avuto davvero voglia di “tirar fuori le palle”, perché non ha affrontato in maniera più coraggiosa e “seria” l’argomento “guerra” su mezzi più consoni e approfonditi? Perché rifugiarsi in un dischetto mediocre di canzoni assolutamente precingibili e sciatte per dire solo quello che in qualche modo il suo pubblico adora sentirsi dire?
Perché cavalcare l’onda dell’impegno civile di serie B con un’operazione francamente discutibile che rimane su un livello superficiale e poco argomentato? E soprattutto la cosa che più mi preme: PERCHE’ NON HA FATTO ALMENO UN BEL DISCO come i tanti che fece in passato?
Grazie della eventuale risposta…
Suo ex-ammiratore.
Lesto B. ”

(Se qualcuno poi avesse la compiacenza di tradurla gli sarei tremendamente grato. A spedirgliela ci penso io. Ovviamente. . . )

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