Comincio da martedì scorso. Dopo nove anni, avevo deciso che fosse il momento di restituire un libro: il libro della signora C. Non posso dirti chi sia la signora C, in quali circostanze l’avessi conosciuta, di quale argomento parli il libro. L’ho riletto e preparato un biglietto di ringraziamento. Così sono partito. Ritrovando la casa, nella memoria di due lontane frequentazioni, dopo aver girato a vuoto per varie vie, ho suonato il campanello. Ho scambiato poche parole con una figlia, che non avevo mai visto e, consegnatole il libro, mi ha detto quello che non sapevo, che la madre era mancata da due mesi.

Non ho ancora avuto il coraggio di chiedermi se fossi arrivato tardi. Forse mi nascondo dietro la doverosità di quel gesto, che comunque andava fatto. Non sappiamo mai abbastanza, ma ci tocca di sentire, col cuore, sempre troppo. Anche più di quel che sopportiamo.
Senza razionalizzare il dolore, non dico il mio, mi son messo istintivamente alla ricerca di un disco. Qualcosa di cui fossi stato ignaro fino ad allora. Dopo alcune obbligatorie peregrinazioni, trovo Nell Smith: non mi dispiace nella sua fragilità, ma in quella, immagino, rischia di perdersi. Strano: un disco con le cover di Nick Cave & The Bad Seeds del vicino 2021…

Il progetto delle cover è un’idea strampalata di Wayne Coyne e dei Flaming Lips. Nell Smith è una perfetta sconosciuta, o meglio una loro fan, un’adolescente canadese, che li va a vedere a Calgary accompagnata dai genitori; si è travestita da pappagallo e urla tutti i pezzi sotto al palco, mentre i Lips sciorinano quello psych rock pluristratificato per cinquantenni impaludati (leggi “rincoglioniti”; mi ci ascrivo). La cosa più bizzarra, se vuoi, è la scelta di Cave, delle sue canzoni, di cui la giovane canadese, neonata cantante, non conosce minimamente il repertorio. Ma forse nella mente di Coyne c’è qualcosa tipo l’opposizione tra le Song of Innocence e le Songs of Experience di William Blake. La band elabora arrangiamenti controllati, esili, d’atmosfera, e la piccola Nell, ha solo 14 anni, soprano, canta in modo angelico, tenue, a volte col supporto di qualche effetto, cose come “Red Right Hand” o “The Ship Song”, “Weeping Song” o “No More Shall We Part”, proprio a dar voce a brani incancellabili, nel senso di dargli un'altra voce: l’impronta di un’anima che non si è svuotata in quelle parole, ma che le accarezza solo e le lambisce con un’altra luce: fioca, tenera, baluginante. Quello che ti lascia è un senso di rispetto di fronte agli originali che nascondono tanto “male” e sembrano la roccia aspra di alte montagne scavata negli anni da infinite piogge. Eppure l’operazione insensata di Coyne si regge in piedi. Nell si guarda alle spalle cercando nei suoi anti-divi dell’underground la conferma che sta facendo bene. E il gioco procede bene. E per me, in due giorni, questo diventa un disco da amare. Sconsolatamente.

“The Girl in Amber” che apre l’album, Cave la esaltò, mi graffia in un altro modo. Nel video Nelly viene investita da un’automobile. A diciassette anni Nell Smith muore per davvero in un incidente stradale: ecco perché questo aprile è uscito un disco postumo. L’unico seguito possibile. Ci stava lavorando da songwriter.
Non sarà la morte di Nell a farmi osannare l’album delle cover.
È un disco di bellezza rarefatta, ma non dispersiva, ancora rock, altra lettura di canzoni ferine, impetuose, cui Coyne e soci danno solo chiarezza e la mettono al servizio di una voce esile, sempre a un passo dal perdersi, ma che scivola sul ghiaccio tracciando disegni di fascino sicuro e nato dall’incertezza.
Where the Viaduct Looms è un vibrare di distanze che si incontrano in un equilibrio precario senza mai sovrapporsi, senza appartenersi. Forse senza nemmeno toccarsi. Sfiorandosi. Come ci succede nella realtà; spesso aspiriamo a smarrirci in una immensa bellezza, ma dobbiamo esser contenti d’averla solo contemplata. La musica ti racconta storie così, come la vita, ma con le canzoni. Quelle non le puoi perdere. Non sai se ti riportino qui o altrove. E tu scegli, almeno per un po’, di stare con loro. Scegli una bellezza vera per una gioia insicura.

E intanto, oggi, mi servono due fiori. Ma sarebbero tre… per la precisone che non ti posso raccontare.

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