I personaggi recenti più noti provenienti dal Portogallo hanno sicuramente messo in dubbio la qualità  dei prodotti del paese iberico, vedasi l'odiato/amato Mourinho e il trivellone Quaresma. Non si può dire lo stesso per quanto mi riguarda su alcuni artisti musicali di questa terra, infatti portoghesi che mi sento di consigliare a prescindere dal genere sono gli storici Josè Cid (al nome Josè qualcuno avrà già smesso di leggere), i Tantra e la Banda Do Casaco, tra i più recenti, gli  Almuadem (non molto differenti stilisticamente  dal disco recensito).

Sono diverse le componenti di questo disco dei Re Egiziani che mi hanno convinto ad ascoltarlo, a partire dalla copertina, che in pratica è una copia di "Islands" dei King Crimson. Lo stile di questi portoghesi però è una sorta di musica cosmica molto "ambientale", impreziosito da parti flautistiche e chitarristiche di Ludwig Arthur Blair e dal Synth di Gustavo Marques.

Un Sound romantico-spaziale si presenta soprattutto in "Pale White Dot", dove il lento ritmo della batteria e le voci ricordano anche i primissimi e migliori Porcupine Tree, un preludio alla parte principale e più lunga dell'opera "Low Mass Stars" dove all'inizio sembra come addentrarsi in un fantastico sogno (o incubo che sia) tangerino, ipotesi subito smentita dalle parti semi-sinfoniche che affiorano, sonorità a mio parere non molto distanti da "Rajaz" dei Camel o degli Ozric Tentacles meno frenetici, ma "Almagest" non è un lavoro che rientra del tutto in territori di Rock Progressivo.

I successivi pezzi "Spirit of the Water" e "Shadows of  Forgotten Ancestors", decisamente più semplici da assimilare, sono una sorta di connubio stilistico dei periodi più recenti di due delle band già citate ovvero i Tangerine Dream e Camel.

Quando si parla di Space Rock non si può non citare band come Pink Floyd o Eloy, in questo caso però è diverso il discorso, in quanto gli Egyptian Kings propongono sonorità sviluppate in periodi musicali più recenti e quindi  sarebbe un po' troppo forzato il paragone con questi artisti. 

Il disco, pubblicato nel 2006 dalla Karman Line, è l'unico finora prodotto dagli iberici. I primi ascolti potrebbero risultare noiosi (dipende dall'umore del momento dell'ascoltatore), infatti inizialmente usavo questo disco come una sorta di sonnifero molto piacevole. Dopo poche volte però che l'ho riascoltato mi son reso conto che si tratta di un lavoro davvero piacevole, ostico solo a tratti, ma non di più. Il voto al disco è più precisamente un tre e mezzo, si tratta complessivamente di un lavoro più che buono secondo i miei gusti. Per coloro che sono  interessati all'ascolto di questo album, possono ascoltare molto nel loro Myspace.

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