Spaventose urla di streghe legate ad un palo e bruciate a fuoco lento nella pira purificatrice della Santa Inquisizione. Le carni bruciano, le ossa si fondono e ritornano nell’ alto dei cieli in contorte spire di fumo, intrise di bile e di agonizzante spavento.


O ancora.


Lupi d’argento che con balzi poderosi azzannano le succulenti prede. Giugulari tranciate, carni dilaniate, tendini e cartilagini frantumate. In una fumante orgia di sangue dove il predatore beve avidamente nella pozza di sangue circostante, sotto lo sguardo complice della luna.


O ancora.


Soldati in prima linea imbottiti di anfetamina mandati allo sbaraglio a penetrare il fronte nemico. Un’obliqua pioggia battente di piombo, filo spinato che scortica il loro disperato coraggio e cingolati che riducono in melma informe le membra.


O ancora.


Turbine di mosche che gozzoviglia su una carogna di cane in putrefazione al margine della strada. Miasmi nauseabondi, ronzio isterico, grumi di sangue si mischiano al nervo ottico sopra la scia di gomma lasciata da una frenata intempestiva.


O ancora.


La prosa cruda e viscerale di Henry Miller, con le immagini che si ingarbugliano in una formicolante poltiglia verbale che stordisce e sprofonda il lettore nei reconditi recessi della sua inutile e triviale esistenza.


O ancora.


Nick seduto al margine di un marciapiedi, tumefatto e livido che ci parla della sua solitudine tra ruggiti psicotici, grugniti gutturali e urla disumane. E i Bad Seeds? Le loro dissonanze al vetriolo, essenziali e dal peso specifico di una tonnellata sono dei bisturi. Bisturi che Nick usa per squarciarsi il ventre e mostrarci le sue budella che divora davanti a noi.


O ancora.


Una fede, una fede smisurata che tutto questo sia necessario. Che sparpagliare le nostre interiora sul pavimento sia l’unica cosa da fare se vogliamo davvero fare i conti con noi stessi. Per poi ricominciare da capo, sbagliando e soffrendo ancora.

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