Un cartellone. Un gigantesco cartellone cui fa sfondo un tramonto infuocato. No, Non è la solita pubblicità a cui siamo abituati. Non è un monito, nemmeno un avviso. Che sia forse un segnale? Nemmeno quello. Che diamine è allora? E’ una sfida, l’ennesima sfida di un’anima nera, un viaggio, un sogno, un incubo. Le tinte fosche del tramonto lasciano il posto alla scena: che sia un assassino, un licantropo, un alcolizzato, un prete, un drogato non lo si perda di vista, mentre cammina per la strada. Il vento gelido sferza la faccia, la inumidisce, mentre la testa rimbomba di urla e gemiti. Folle che linciano, squadroni della morte, bambini che nascono senza cervello, calura folle e piogge inesorabili, è l’apocalisse. PAPA’ NON TI LASCERA’ HENRY, PAPA’ NON TI LASCERA’ RAGAZZO.

La chitarra è dolente e scarna dagli accordi iniziali, attorno il vuoto. Cave dipinge la scena coi suo versi e dipana colori: i grigi, i neri, i rossi sfumati e tetri, il tutto su di una tela fragile che pugnala e percuote “e con i suoi baci che mi ribollivano sulle labbra, sfregavo la pioggia via e quasi la mancavo” lo sconforto è ovunque, è la stagione delle piogge. “And I went on down the Road”.  “I had a dream Joe”, toni sommessi simil-elegia funebre, cadenza funerea di un intro che poi scandisce la follia a pié marziale. “Bocca piena di schiuma e mani sollevate al cielo” è un autobiografico Cave che dipinge la sua torrenziale angoscia fatta di peccato, rabbia, ansia di redenzione e senso di colpa. Pare crogiolarsi il Nostro in un canto nevrotico e schietto “Dove andavi Joe? In quell’infinito , insensato, irrazionale vagabondare”. Sono allucinazioni e isterismi infervorati da amarezza. Anche nella ballad “Straight to you” non manca la puzza del marcio di una decomposizione latente. L’avorio delle torri si sbriciola, corvi come saprofagi lerci sono pronti a spolparne i resti. La disperazione acquisisce sfumature nostalgiche, il dolore si dilata e si acquieta mentre continua a propagarsi visceralmente. Tuttavia, vi è un fisiologico allentamento della tensione in questo pezzo, una distensione, un sospiro di sollievo fittizio, il peggio è da lì a venire. “Sono il capitano del mio dolore” urla Cave in “Brothers my cup is empty” dove, sbraitando e latrando come un cane randagio e con la gola bruciata dal whiskey, ha preso coscienza di essere perfettamente in grado di ingannare per qualche istante il dolore e di scalfirlo lievemente ma, ahimè, incapace di eliminarlo del tutto. “L’impressionante Cristina“ morì all’età di ventidue anni, ne misero il corpo in una chiesa di Liegi dalla quale poi venne fuori proprio come l’Agnus Dei. Cave interpreta le esperienza mistiche vissute da questa santa tra il dodicesimo e il tredicesimo in un brano in cui, grazie all’organo, l’atmosfera è arcana e opaca ma allo stesso tempo lascia traspirare qualche misero filo di luce. Siamo in un bosco medievale con Cave a lato ad osservare la scena- anche qui, spazi autobiografici “La puzza dei peccati umani E’ più di quanto io possa sopportare”.

Cave è asfissiato dal suo stesso male, barcolla, una freccia nera lo ha avvelenato, il germe del male ha dato metastasi. Si tratta di un cancro che non lo molla, glielo si sente addosso mentre intona i versi in un crescendo sofferto il cui climax nonché speranza ed unica soluzione è lo spirare, l’esalare una fiala di cielo, morire per poi rinascere, “il faut imaginer Sisyphe heureux” diceva Camus, “and I said oooohhh” dice Cave quasi piangendo. Con “When I first came to town” l’ascesi prosegue, qui cè il tema del vagabondaggio perpetuo, metafora del pastore errante, un’anima dannata desiderosa di riscatto e alla ricerca di aiuto. L’aiuto pare arrivare dal cielo ed è sintomatico a questo proposito il controcanto di voce femminile, quasi angelica nel ritornello. Ma, ben presto,la luce si affievolisce “Dio maledice il giorno in cui sono nato” e ancora “E Dio maledica questa città”. Vi è così un cambio nello stato d’animo del pastore errante, il dolce Gesù lascia spazio ad un Dio cinico che maledice, e gli occhi del vagabondo si initettano di sangue per il vento che gli soffia dentro con forza e per la rabbia. La stessa rabbia, sete di vendetta, odio, con cui John Finn viene ucciso nel capolavoro del disco. Cave ci porta immediatamente sulla scena o meglio, sul luogo del delitto. E’ notte e un orologio frenetico batte l’ora. Un uomo misterioso ha messo a fuoco la sua preda “ed ecco che viene la moglie di John Finn con gambe come forbici e coltelli da macellaio“. L’arrangiamento della canzone è sublime e cresce in modo forsennato e i versi di Cave diventano sempre più cruenti “ e faccio scivolare la mia mano tra le gambe della moglie di John Finn- fu una notte calda e ferina” - è un dramma cupissimo e notevolmente lirico e i Bad Seeds picchiano duro. John Finn accecato dalla rabbia vuole farsi giustizia ma il coltello del provocatore della moglie gli si ficca nel collo prima che riesca nel suo intento. Tutto si è dissolto. La musica si distende, tocchi di piano celebrano la conclusione tragica. John Finn è morto, la luna piena di sangue e ”la moglie di John Finn si tolse tutti i fiori dai capelli e li gettò al suolo”- ella è una vedova ormai, il povero John Finn giace morto a terra con le mosche che gli ronzano attorno. “Loom of the land” esemplifica e riassume molti leitmotiv presenti nell’intera opera. Vi è ancora la luna magica nel cielo, la luna che guida e illumina, ancora il vento che congela le mani e secca la gola. Nonostante i toni languidi vi è ancora la speranza di redimersi, anche se la libertà è lontana. Si chiude con “Jack the Ripper”, tagliente e pungente come una lama di metallo, un coltello da macellaio o il dente velenoso di una vipera. Cave si contorce come un serpente pronto a mordere nelle esibizioni live di questo pezzo. Ecco Jack lo Squartatore, l’agguato di un killer, una figura su cui le leggende si sprecano, un’ anima folle, uno spietato omicida di prostitute - è lo spasmo finale. Che sia un assassino, un diavolo o un peccatore, la morte, sia fisica che spirituale ti perseguita ovunque, insieme all’ansia di rinascere. “La morte salta fuori da ogni porta, ti saccheggia i tuoi soldi, i tuoi abiti e il tuo nulla”.

Il profeta della notte mette il cappuccio e, piegato sotto il suo pesante fardello, continuò lungo la strada.” Sì, io continuai lungo la strada Sì. lui continuò lungo la strada”

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