Il secondo lavoro di Nick Cave ci ripropone il suo autore in tutta la sua carica malvagia e apocalittica. Rispetto al lavoro precedente, "From Her To Eternity", "The Firstborn Is Dead" presenta una forma musicale più lineare senza però perdere in elementi di maledizione, morbosità e ritualismo ancestrale e primitivo.

Probabilmente il lavoro nel quale risulta essere maggiormente marcata l'influenza del blues, genere rivisto e rivisitato in un ottica alternativa e moderna e, sotto questo aspetto, Cave è certamente uno dei massimi interpreti insieme a Gun Club, Tom Waits e Morphine.

L'album si apre con "Tupelo", introdotta e conclusa da un suono di pioggia scrosciante che rappresenta in maniera esplicita il clima e l'umore, fatalistico e allucinato, dell'intera opera. Il brano citato contiene tratti musicali cadenzati, pervasi da un ritmo demoniaco con la presenza di cori cupi e sinistri.

"Train Long - Suffering" costituisce una cavalcata blues a ritmo ferroviario indemoniato e perverso così come "Black Crow King", caratterizzata da un cantato - recitato all'insegna del ritualismo più nero e maledetto.

"Knockin' on Joe" è un blues lancinante, capace di penetrare nei meandri e nei recessi più oscuri dell'anima. Inizialmente scandito dal suono scarno ed essenziale di un armonica il brano prosegue poi in maniera inesorabilmente lenta, come un viaggio senza meta pieno di incubi, desolazione, disperazione e dolce tristezza.

"Wanted Man", cover di Bob Dylan, si caratterizza in questa versione per la sua veemenza e per la sua carica folle e malvagia nella quale svettano le doti da predicatore invasato di Cave.

"Blind Lemon Jefferson", chiaro omaggio al grande bluesman, viene ad essere un altro blues sinistro, carico di tensione apocalittica e senso di inevitabile maledizione.

"The Six Strings that Drew Blood"  presenta una forma musicale scarna ed essenziale, lenta nel suo incedere, sempre malvagio e sinistro.

"Say Goodbye To The Little Girl Tree" si dipana invece nel suo inizio in un richiamo diretto, misterioso e ipnotico, alla musica del diavolo per poi convogliare nel prosieguo del brano le emozioni  più tetre e selvagge.

Oltre al cantato cupo, folle e apocalittico l'opera possiede sotto un profilo puramente musicale tutti gli elementi che contraddistinguono le prime esperienze artistiche di Cave che, in maniera sintetica, consistono in un suono chitarristico blues ossessivo, scarno ed essenziale, un' armonica non invasiva ma capace quando presente di completare in maniera soddisfacente l'intero quadro sonoro e un suono di basso assolutamente gotico e cavernoso.

Da segnalare inoltre la continua presenza di elementi corali che, sotto il profilo dell'intensità emotiva nella sua tipologia, riflettono e contribuiscono a consolidare l'umore di fondo dell'opera.

Nel suo insieme l'album possiede una dimensione musicale che si rifà ampiamente al blues del delta e ciò è ben evidente nei tratti musicali e nell' amalgama  della totalità degli strumenti che dà origine ad una forma non convenzionale di blues moderno.

Sotto un aspetto puramente concettuale è possibile sostenere che, anche in questo caso, il nucleo dell'opera è pervasa in maniera derivativa da svariati elementi esistenziali, di leggenda e di mito che circondano e appartengono al contesto legato al blues e al profondo sud rurale; temi, dimensioni poste comunque sotto un ottica decisamente attuale di introspezione ed esistenzialismo individuale.

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